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venerdì 8 gennaio 2010

CAMORRA ED ALLEVATORI - ECCO GLI STRALCI DELLA RICHIESTA INVESTIGATIVA PRESENTATA ALLA DDA DI NAPOLI


Casal di Principe. Latte e  camorra, c’era anche  il Clan la Torre immischiato  .  Il riferimento al Clan dei Casalesi non deve essere considerata una pennellata di colore perché chi autorizzava le estorsioni  sono personaggi  noti ed  in particolare due personaggi, uno appartenente, al Clan La Torre e l’altro al Clan dei Casalesi d.o.c.,  che è  collocato ai vertici dell’organizzazione. Ma nella richiesta investigativa presentata ai magistrati napoletani  fa riferimento anche ad interventi di uffici ed istituti che aveva analizzato la questione certificando diverse analisi .   La Lab infatti non ebbe preoccupazione di denunziare come l’operazione fosse e sia governata dalla camorra del clan dei Casalesi, appropriatisi dei principali caseifici, dopo aver ben condizionato con corruzioni ed intimidazioni i responsabili della Pubblica Amministrazione; che, per di più, ad integrazione di tali indicazioni, la LAB ha documentalmente dimostrato come alcuni caseifici non camorristi hanno subito minacce da Pubbliche Autorità affinchè non acquistassero latte dalle stalle appartenenti alla stessa LAB denunziante. L’inchiesta avviata dalla Procura di S.M.C.V. e da quella Distrettuale Antimafia di Napoli è divenuta  fonte di pericolo e di danno nei confronti degli allevatori non camorristi, ridotti sul lastrico, esposti ai pericoli di ritorsioni del clan dei Casalesi ed oggetto di derisione da parte dei camorristi per aver avuto fiducia nella Magistratura, anche nei confronti della Polizia Giudiziaria incaricata  di svolgere le indagini, addirittura il Consorzio  che operava sotto la presidenza di tal Mandara non ignoto alle problematiche giudiziarie, il quale infatti, in coincidenza temporale con i sèguiti scaturiti dalla denunzia, lasciava la presidenza del Consorzio,forse presagendo evoluzioni che, invece, con sorpresa di molti, l’inchiesta non ha determinato, non senza, peraltro, trascurare di mettere al suo posto una persona di sua “fiducia”. Addirittura l’Istituto Zooprofillatico Sperimentale di Portici, analizzando i suoi risultati, sarebbe in contrasto con quelli dell’autorità Sanitaria di Teramo  ma che è necessario interpellare l’Istituto Zooprofillatico di Portici, per conoscere se confermi quanto pubblicato da Marianelli  ed altri nel 2008 e cioè il riconoscimento della fallacia del metodo sierologico e per conoscere la ragione dal diniego dell’analisi batteriologica reiteratamente richiesta dagli allevatori.