Tre avvocati della provincia di Caserta sono nell’occhio del ciclone della Direzione distrettuale antimafia di Napoli presso la procura della repubblica di Napoli per aver preso soldi dagli affiliati di Francesco Bidognetti per far scarcerare i suoi . Un episodio emblematico che vi è nella richiesta dei sequestri datata 28 aprile 2009 dove la figlia di Francesco Bidognetti Katia e colei che , secondo i magistrati e per ordine del padre consegna denaro contante a tre avvocati per far scarcerare Giovani Lubello indagato nel procedimento penale tuttora davanti al tribunale di Santa Maria Capua Vetere . Di questo se ne parlato in una delle ultime udienze davanti al gup di Napoli. Ma si sa la professione di avvocato deve essere remunerata e quindi è una cosa normale. Un vero e proprio pool di magistrati ben otto che sono stati coadiuvati dal procuratore aggiunto della direzione distrettuale antimafia di Napoli Federico Cafiero De Raho che si è avvalso della collaborazione di Francesco Curcio, Cesare Sirignano , Catello Maresca , Alessandro Milita , Giovanni Conso, Raffaello Falcone, Marco Del Gaudio, Antonio Ardituro, hanno sviscerato la nuova camorra casalese dal 2000 ad oggi . Seconmdo i magistrati della Dda di Napoli Francesco Bidognetti leader storico operava dal carcere ove è detenuto in regime di 41 bis ord. pen., attraverso le direttive inviate sul territorio durante i colloqui, per il tramite del fratello BIDOGNETTI Michele, del genero LUBELLO Giovanni, e - fino al momento della sua collaborazione con la giustizia - della convivente CARRINO Anna (per la quale si è proceduto separatamente); SETOLA Giuseppe, CIRILLO Alessandro, LETIZIA Giovanni, DI CATERINO Emilie, ALFIERO MASSIMO, BIDOGNETTI Michele, GRANATO Davide e BIDOGNETTI Gianluca con il ruolo di capi e organizzatori operanti sul territorio - alternandosi fra loro o congiuntamente in relazione ai diversi periodi di detenzione e di latitanza -, gli ALTRI con compiti imperativi nel settore delle estorsioni, del traffico di sostanze stupefacenti, della custodia di armi e di autovetture di provenienza illecita, del reperimento di utenze cellulari da dare in uso agli affiliati, nonché degli omicidi eseguiti per mantenere il controllo dell'area casertana, al fine del compimento di attività delittuose. Questo il teorema de pm e della Dda di napoli che ieri davanti al gip Luisa Toscano ha sviscerato il reato associativo .