Sei mesi di reclusione, è questa la condanna che il giudice del tribunale di Roma ha inflitto al boss Alberto Andreoli di Sessa Aurunca, assistito dall’avvocato Gianluca di Matteo per essersi allontanato dalla clinica dove era stato posto per gravi motivi di salute . E’ stato colto in flagranza di reato a bordo di un ‘auto in compagnia di una donna martedì 11 agosto a Roma . Alberto Andreoli classe 1965 è affiliato al clan camorristica degli Esposito muzzoni che agisce in sessa Aurunca e nel basso lazio . Andreoli condannato in primo grado dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere a 24 anni di reclusione nel processo dove sono stati contestati i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e per traffico armi. Era stato posto in stato di detenzione insieme a 18 persone nel 2005. Nel clan, secondo quanto ricostruito dai sostituti procuratori Raffaele Marino della Dda di Napoli, e Matilde Brancaccio della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, gli emergenti erano Alberto Andreoli, Orlando Ponticelli e Domenico Camposano, ritenuti in un primo momento personaggi di secondo piano mentre Nicola Alfiero avrebbe svolto un ruolo di raccordo tra i clan dei "Muzzoni" e quelli attivi nei paesi limitrofi, tra cui quelli facenti capi a La Torre e ai Casalesi. L'organizzazione malavitosa, per quanto riguarda lo spaccio della droga, oltre ad operare nel territorio di Sessa Aurunca e dei comuni limitrofi, secondo gli inquirenti aveva creato una vera e propria "filiale" nel Nord Italia, ed in particolar modo nelle provincia di Mantova ed aveva allacciato rapporti con le cosche della 'ndrangheta' calabrese. L'indagine ha riguardato fatti avvenuti tra il 2001 ed il 2004. A rafforzare le ipotesi investigative non solo i riscontri avuti dalle intercettazioni telefoniche ma le rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia. L’Andreoli dopo un periodo di detenzione nelle carceri di S. Maria Capua Vetere, Roma e Lanciano nel 2007 era stato ammesso , per gravi motivi di salute, alla detenzione domiciliare, prima presso l’abitazione di Fabbrica di Roma , ed in seguito presso una clinica della capitale. Gli investigatori della squadra mobile sospettavano da tempo che l’Andreoli si concedeva frequenti assenze dalla struttura sanitaria e che progettasse di rendersi irreperibile immediatamente prima che la pesante condanna divenisse definitiva . L’Andreoli sottoposto a giudizio per direttissima veniva condannato a 6 mesi ed è attualmente rinchiuso nel carcere di Regina Coeli.