Aveva pensato proprio a tutto la signora Filomena Buonanno, ma è stata scoperta dagli appartenti al Gico di Napoli. Affittava la villa del figlio latitante Antonio Iovine detto O ninno riscuotendo circa 100 mila euro all’anno nonostante l’immobile fosse sotto sequestro eppoi confiscato Una villa di tre piani e composta di undici stanze di Villa di Briano, in provincia di Caserta, riconducibile al boss latitante dei clan dei Casalesi Antonio Iovine, detto 'o ninno, è stata sequestrata dal Gico della Guardia di Finanza di Napoli guidati dal Colonnello Aantonio Quintavalle Cecere . I militari hanno eseguito un decreto di sequestro probatorio emesso dai magistrati della Dda di Napoli coordinati dal procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho. Dagli accertamenti patrimoniali è emerso che la madre del latitante aveva da tempo concesso in locazione la villa nonostante l'immobile fosse sotto sequestro dal 1998 e confiscato nel 2005 dalla Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere con la sentenza del processo Spartacus . La donna, secondo quanto emerso dalle indagini del Gico - aveva di fatto eluso il sequestro sottraendolo all'amministrazione giudiziaria con l'obiettivo di liberare e vendere l'immobile dai vincoli giuridici. Ciò con la complicità dell'amministratore giudiziario, per gli inquirenti «colpevolmente inerte e inadempiente - scrive la Dda - rispetto ai propri doveri di custodia e gestione e inoltre capace di occultare tale comportamento attraverso periodiche false relazioni». Il danno per l'amministrazione giudiziaria, equivalente al corrispettivo della locazione distratto, è stimato in oltre centomila euro. In particolare le capillari indagini svolte dagli investigatori del GJ.C.O., rese difficoitose dalle fraudolente iniziative dell'indagata, hanno consentito di accertare l'elusione delsequestro e la concreta sottrazione del prestigioso immobile all'amministrazione giudiziarìa nonché la preordinata ed insidiosa condotta volta a liberare l'immobìli dai vincoli giuridici, nella prospettiva dì consentirne l'alienazione,formalmente non opponibile, ai terzi aventi causa.Attraverso l'accatastamento dell'immobile, il tardivo deposito di una atto mortis causa e la successiva trascrizione del medesimo il tutto sfruttando l'inerzia dell'amministratore giudiziario – sì conseguiva infatti la possibilità di cedere l'immobile e trascrivere il relativo atto negoziate.Le indagini hanno inoltre permesso di cogliere la sostanziale complicità dell'amministratore giudiziario nominato in concomitanza del sequestro, dimostratosi colpevolmente inerte ed inadempiente rispetto ai propri doveri di custodia e gestione ed inoltre capace di occultare tale comportamento attraverso periodiche false relazioni.