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sabato 6 giugno 2009

ALFONSO MALINCONICO, PRIMA GIUDICE E POI PITTORE E LETTERATO


A Caserta è ricordato per essere stato giudice-estensore della sentenza di condanna dei rivoltosi del calcio in qualità di componente il collegio giudicante del Tribunale di S. Maria C.V. ma anche per la Mostra “Arte Impegno ‘74” e le illustrazioni a libri oltre che per i suoi quadri.


Lasciata la carica di Presidente di Sezione della Corte di Cassazione si è dedicato con maggiore impegno alla letteratura ed ha sfornato una produzione pregevole di piccoli “tesori dell’arte letteraria” Poeta, pittore, scrittore, giurista, traduttore di poemi spagnoli Màlino, (questo il suo pseudonimo in pittura) è stato un vero protagonista dell’arte contemporanea. Con una sua poesia “Zeus” ha fatto dichiarare incostituzionale una norma sul riconoscimento dei figli incestuosi.

S. Maria C.V. ( di Ferdinando Terlizzi) - Alfonso Malinconico è nato a Nocera Superiore il 6 settembre del 1930. Ha trascorso l’infanzia tra Napoli e Portici. Nel 1941 la guerra lo vede sfollato a Scafati ove inizia a disegnare in campagna e sugli argini dei fiumi. Consegue la maturità classica ed è ammesso per esame ai corsi liberi di paesaggio presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli. Si iscrive alla facoltà di giurisprudenza. In uno studio ricavato da una soffitta nel 1952, oltre alla pittura e alla scultura, sperimenta la ceramica, frequentando anche le botteghe ed i forni di Vietri sul Mare. Firma con la sigla “A.Malinc” che sarà trasformata in “Màlino”. Successivamente apprende le tecniche dell’incisione presso l’Istituto d’Arte di Urbino. Entrato in magistratura, continua a lavorare fino a quando nel febbraio del 1959 raggiunge il tribunale di Tolmezzo. E’ Pretore quindi a Pisticci ed a Fondi ove nel 1966 incoraggiato dalla moglie e da un gruppo ristretto di amici riprende l’attività artistica. Nel 1968 apre studio a Sperlonga e S. Maria C.V. Per alcuni anni lavora anche a Milano. Dal 1976 si è stabilito a Latina dove ha concentrato tutte le attività. Ha pubblicato monografie e collabora a riviste giuridiche e letterarie in particolare scrivendo saggi su Goethe, Laforgue, Segal, Filippo Bonaccorsi, Croce, Compagnone. Ha spiegato interventi sulle nuove avanguardie, sul fumetto e sulla grafica.
Il primo impegno artistico di Alfonso Malinconico in Provincia di Caserta risale a ben 35 anni or sono. Nel 1974, infatti, col patrocinio dell’Amministrazione Comunale, fu organizzata una rassegna d’arte intitolata “ARTE-IMPEGNO ‘74” con l’attenta regia di Malinconico ( che si impegnò anche nella progettazione grafica del volumetto stampato per l’occasione ) e con la partecipazione dei più accreditati critici d’arte dell’epoca e con l’invito dei pittori dell’avanguardia artistica di quegli anni, tra i qualòi moltissimi casertani. Enrico Crispolti invitò: Algardi, Bernardi, Conenna, Davide, De Poli, Maraniello, Scolavino e Vittorio; il critico Raffaele De Grada invitò: Caldari, De Gregorio, Indaco, Malinconico, Marzulli, Reggiani, Repossi e Togo. Guido Della Martora invitò: Di Giovanni, Di Pippo, Forster, Mandelli, Rando, Rossi, Soscia, Starnone e Volpe. Gino Grassi ritenne di invitare alla rassegna: Barisani, Di Ruggiero, Laudio, Persico, Pisani, Rezzuti, Ruotolo e Palumbo ( retrospettiva ). Infine il critico Ciro Ruyu invitò: De Core, De Falco, Del Vecchio, Marino, Marcolini, Russo M. Simone e Sparaco. La kermesse di arte figurativa che aveva un respiro a livello nazionale, ebbe un notevole successo di critica e di pubblico considerato il fatto che per la prima volta, artisti dell’avanguardia, esponevano le loro opere a Caserta. Fu costituito un apposito comitato – col patrocinio dell’amministrazione Comunale di S. Maria C.V., allora rappresentata dal sindaco dr. Prisco Zibella che costituì un comitato esecutivo del quale facevano parte gli Assessori: Nicola Di Muro, Giuseppe Cappabianca, Giuseppe Di Stasio, Mauro Cerrone, Gregorio De Pascale, Vincenzo Pimpinella, Mario Rossetti e come segretario il sottoscritto. Il Presidente del Comitato d’Onore era il Prefetto dell’epoca Gabriele Crisopulli e ne facevano parte il Sen. Giuseppe Santonastaso, l’on. Dante Cappello, il prof. Franchino Ianniello, segretario provinciale della DC; il Dr. Carlo Castellino, Presidente del Comitato di Controllo; l’on. Alfonso Tesauro dell’Università di Napoli; l’on. Elio Rosati, il Sen. Luigi De Michele, il dr. Prisco Palmiero, Presidente del Tribunale; Francesco Capocelatro, Procuratore Capo della Repubblica; Ettore Maresca, S. Procuratore della Repubblica; Ugo Abbamonte, Capo Ufficio Istruzione del Tribunale; Corrado Guglielmucci, Pretore dirigente; Mario Martucci, cancelliere capo del Tribunale; Fernando De Ritis, Direttore Medicina Legale Università di Napoli; Prof. Marcello Piazza, Direttore Clinica Malattie Infettive Università di Napoli; Prof. Antonio De Chiara, Direttore Didattico 1° Circolo; Dr. Ferdinando Pastore, Direttore Didattico 2° Circolo; Dr. Onofrio Quarello, Direttore Tabacchificio di S. Maria C.V.; gli avvocati: Ciro Maffuccini, Renato Matarelli, Elio Sticco, Furio Molinari, Antonio Russo, Alfonso Martucci e il Prof. Stefano Rinaldo.
Negli anni ’60 il pittore Malinconico ebbe un suo momento di celebrità illustrando alcuni libri. “Il Signorino” di Luigi Monteleone ( Marotta). F. Giancotti Lazzaro scrisse: “Abbandonata la dimensione storico-temporale, Màlino individua delle coordinate soltanto spaziali nelle quali dominare con fermezza la ricchezza dell’immaginazione, gli stimoli sensoriali e coloristici…”. Fu poi la volta del libro “Lanterne Rosse a Montevenere” di Leonida Rèpaci. ( Marotta). “Màlino è entrato nella emblematica contestataria di questo romanzo – scrisse la Rèpaci – con animo di poeta e levitazione di pittore.
Nel 1996 - grazie al mio intervento ha illustrato il libro di Giuseppe Garofalo “Teatro di Giustizia” ( Tullio Pironti Editore). Il dipinto “Il processo” oggi fa parte della collezione privata dell’avvocato Mario Matarrelli. Nel 1979 il Consorzio per i Servizi Culturali dell’Amministrazione Provinciale di Latina di cui era presidente Severino Del Balzo pubblicò un interessante catalogo delle opere di Alfonso Malinconico. Ecco alcuni giudizi critici su Alfonsoi Malinconico pittore. “Màlino si è formato a Napoli alla scuola di Vincenzo Ciardo, un maestro probo ( scrive P. Gerace ) e di rigorosa moralità, dal quale ha appreso la dignità dell’impegno pittorico ed anche un certo modo libero e spregiudicato, sottilmente raffinato…”. Gino Grassi dice che “quando Màlino esordì la grande fiammata del neorealismo si era quasi spenta. Il giovane artista entra a far parte dello scelto gruppo delle giovani rivelazioni. Il suo recupero realistico lo conduce ad approfondire il nuovo ruolo della gente del sud, dopo secoli di sottosviluppo sociale, civile e culturale; le sue prime figure sono tese e drammatiche: riassimilano l’esplosiva condizione dei personaggi crisconiani ma mostrando anche un’apertura verso metamorfosi tonali ed umane…”. Per V. Mariani “Màlino, ad occhi aperti, lavora con chiarezza e misura costruendo un suo mondo in perfetto equilibrio tra realtà e fantasia, riuscendo attuale e moderno proprio perché non si è mai preoccupato di esserlo… La ragione di ciò risiede nella funzione che la pittura ha sempre avuta nella sua vita…”.
“Màlino è un artista che si è formato nell’ambiente culturale napoletano… ( Rai- Secondo Programma – 20/06/1969) - “Dei giovani che espongono alla “Corda fratres” Malinconico ci è sembrato il più dotato perché dimostra un sicuro temperamento di artista. ( C. Barbieri – Rai 25/12/1951).
Dal 2000 Alfonso Malinconico si è dedicato alla letteratura ed ha prodotto quelli che io ho definito “piccoli tesori dell’arte letteraria”. Nasce, infatti a quell’epoca “Dies ad quem” edito dalla Book Editore di Bologna, con la prefazione di Marcello Carlino che scrive tra l’altro. ”Il cuore e il nerbo di quest’opera stanno forse, in “Dies ad quem”, nascosti in un giro di versi la cui marca semantica appare come un calco del concetto agostiniano di tempo. “L’esistenza” vi è scritto “è una condizione di stare sospesi / tra / un momento pensante/ ed uno pensato”: di qua la memoria ( e dunque quanto “è stato” pensiero e per effetto del pensiero quanto viene restituito del passato e, nella rappresentazione del pensiero, si rende renovatio rerum gestarum), di là l’attesa ( e, dunque il progetto del pensiero che pensa il possibile, il futuro )”.
“La scrittura di Alfonso Malinconico – scrive ancora Carlino nella sua prefazione – “incessantemente altera, rompe l’equilibrio e vince la tentazione al bilanciamento durevole alla stasi: tende, questa la sua ragione, questo il suo fine – a spendersi rifiutandosi di rimanere “sospesa” quasi fosse in un limbo: si incarica – e così riattiva il circolo virtuoso – di un compito per elezione assegnato che è, più che teste, attore-protagonista della sua temporalità, sapendo portare la spola tra memoria ed attesa. Che tragga abbondante materia dai faldoni, dagli incartamenti giudiziari, non si deve soltanto ad una urgenza biografica ( e ad una pulsione insopprimibile all’autoanalisi, alla verifica ); c’è anche che la logica processuale è tale pur essa da giocarsi in accordo e in unisono con la temporalità e da insistere su una partitura contrappuntistica di memorie e di attese”.
Dubbio(*)
Nel giorno che la luce sferza come lastra di translucido vetro e brilla la brigataccia dei pensieri vaghi e leggeri t'acquieti e t'accordi col caso, il fatto, la regola e la lettera della legge che li modella. Tutto è compiuto, la norma, il diritto e la coscienza. Hai plasmato le cose, hai scritto pagine, e pagine, pagine, hai rispettato righi e spazi: l'espressione del concetto combacia con l'estetica delle dimensioni e l'ordine delle parole (ora paragonare l'ergastolo che deborda e corre a capo e l'eleganza di vent'anni in ordinati versi - a parte il dubbio sulle verità degli altri, sull'orgoglio della pena, dono grazioso, con dignitosa rima informatica - o la miserabile sciatteria d'altri dettami buttati giù con quattro zampe di gallina, pennino cavallotti, inchiostro acqua-tinta nell'azzurrina luce dell'abat-jour?). Ma d'improvviso, calato a occidente, le situazioni ed i rapporti definiti svaniscono come in diffusa nebbia, in altre intelligenze appena attinte quasi fuori di te; in altra logica che trascende giudizi, conseguenze, esecuzioni e giudicati. Ti guardi intorno meschino smarrito nell'affanno della giustizia: restituzione in termini, proposta impugnazione, circostanze contrarie ... solo ombre staccate da un corpo opaco; e nulla t'appartiene se non l'irrisolto perché di quest'investitura.

(*)Da “Dies ad quem” di Alfonso Malinconico




Nel 2002 nasce “Te agradezco Espana” ( Edizioni Marcus – Napoli – Prologo e traduzione italiana di Inoria Pepe Sarno ) un libricino di poesie leggendo le quali ( specialmente Ode alla lingua spagnola ) si può comprendere in poche battute la storia… ( inquisizione compresa) della Spagna.
Nel 2005 la produzione letteraria di Malinconico si focalizza su due pubblicazioni: Un saggio su Salvatore Di Giacomo “Racconti fantastici” – (Edizioni L’Argonauta Latina – inserito nella Collana di letteratura diretta da U. Pannunzio e M. Rosolini ) e una raccolta di poesie “Sul rame dei sogni” ( con prefazione di Giorgio Patrizi - Marcus Edizioni – Napoli ). Leggendo il saggio su Di Giacomo, Malinconico mi ha fatto capire che “Napoli è stata anche Patria di camorra letteraria”. Io conosco Di Giacomo per la bellissima poesia sul carcere S. Francesco di Paola, fuori la Porta Capuana :“ A San Frasncisco/ mo sono ‘o risveglio/chi dorme e chi veglia/chi fa infamità o per “Assunta Spina” ( ma io sono un incolto ).
Avendo in animo di scrivere un pezzo su Alfonso Malinconico ( mio vecchio amico degli anni Sessanta quando seguivo per “Il Roma” il processo ai rivoltosi del calcio di Caserta, lui è citato anche nel mio ultimo libro “Il delitto di un uomo normale”, proprio nelle vesti di componente del collegio che giudicava i rivoltosi di Caserta. Spesso mi sono chiesto: ”Fu un tribunale fascista? Il P.M. Raffaele Raimondi certamente lo era. Sparò 200 anni di reclusione per quattro scalmanati che ruppero qualche vetrina. Anzi è stato proprio il giudice Malinconico che mi ha convinto che fu pre-costituito un plotone di esecuzione. Malinconico, infatti, mi ha confessato di aver dovuto lottare con gli altri componenti del collegio – specialmente col Presidente – ( Luigi Arcella, l’altro giudice era Antonio Blandini) per far concedere agli imputati le attenuanti della cosiddetta suggestione da folla o tumulti).
Dicevo, ho avuto veramente delle difficoltà, per la sua vasta ( e poliedrica) produzione artistica e letteraria che mi totalmente smarrito. Lo avevo perso d’occhio dagli anni Ottanta. Ho provato a cliccare il suo nome su Google! Una miriade di presenze: “Risvolti” – Quaderni di linguaggi in movimento fondati da Giorgio Moio – dal 2004; Partecipazione al Convegno dell’Unione dei Giudici scrittori Europei; Poesie sul sito “Vico Acitillo 124”; “Bloggerdellapace”, l’invito per la presentazione del libro a Milano; Il Nuovo Territorio ( con foto ) e sintesi di interviste televisive – nonché numerose citazioni di premi letterari vinti un poco dovunque…
Nel 2006 l’ex Màlino ( ora Alfonso Malinconico… come ci tiene a sottolineare lui stesso, in una delle bellissime dediche che mi ha voluto riservare sui suoi “piccoli gioielli della letteratura” ) ha pubblicato un libricino dal titolo: “Sestetto Misto” ( Marcus Edizioni – Napoli con introduzione di Alessandro Carandente) con poesie dedicate a vari personaggi: Borges, Caccioppoli, Cavallo, Joyce, Mandela, Natta.
Nel 2007 il Malinconico poeta licenzia alle stampe “Elementi” (acqua, aria, fuoco, melma, sole, suono, terra, vuoto) per la Marcus Edizioni di Napoli con prefazione di Gerardo Pedicini. Con la stessa casa editrice pubblica anche …”E vuò sapè pecchè?” un volume di poesia dialettale e sperimentazione in Campania.
Nel 2008 vede la luce un lavoro tutto imperniato sul Massimario della Cassazione. “Blebb, variazioni su Massimario”, con la casa Editrice Fabio D’Ambrosio editore – Milano, con interventi dei critici Tomaso Binga, Marcello Carlino e Lamberto Pignotti. La sua ultima fatica letteraria, invece, – a mia conoscenza - è “DIRITTO E LETTERATURA”: Manzoni e Pirandello. Il saggio pubblicato da Edizioni Empirìa di Roma reca una prefazione di Nino Borsellino con la grafica di Bruno Conte. “Malinconico – scrive Borsellino – ha scoperto le carte che attribuiscono alla letteratura un di più di conoscenza che è anche un di più di espressività, e così ha scoperto anche le sue carte segrete di giudice e di letterato. Da qui sarà opportuno proseguire”.