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venerdì 8 maggio 2009

OPERAZIONE BIOPOWER 3 , DI CHI ERA L'APPARTAMENTO CHE DOVEVA ESSERE ACQUISTATO A BELLONA ?

Santa Maria Capua vetere. Operazione Biopower, mantiene il castello accusatorio della procura della repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Dei 10 indagati stato posti in regime di detenzione carceraria soltanto 4 per adesso sono tornati ai rispettii domicili , ma con una clausala sono ancora in stato detenzione domiciliare e quindi con limitazione della libertà personale. Il provvedimento messo dal giudice delle indagini preliminare di Santa Maria Capua Vetere Paola Cervo a conclusione del primo giro di interrogatori, ha comunque concesso gli arresti domiciliari all’assessore ai lavori pubblici Giuseppe Esposito che non è stato abbastanza convincente tanto è che la misura restrittiva della libertà personale no è stata concessa, Fulvio Scia, Michele Testa Mario Pasquarìello. Dei 12 indagati posti in stato di detenzione domiciliare soltanto a due per adesso è stata concessa la libertà . Gli interrogatori degli indagati sono stati estremamente impegnativi, e dunque nel decidere sulla revoca o sulla sostituzione della misura cautelare in atto deve tenersi conto di quanto emerso.Alcune circostanze possono dirsi non contestate: in primo luogo , non è contestato che Biopower aveva problemi con il deposito dei progetti della caldaia e del condensatore della centrale di Pignataro Maggiore , in quanto il dm 14 gennaio 2008 aveva rappresentato un imprevedibile ostacolo lungo la trafila che doveva portare al deposito dei progetti esecutivi. Questo dato è stato ammesso da Esposito, da Tombolillo, da Pasquariello e da Testa. Secondo ciò che la logica e le conversazioni intercettate autorizzano a ritenere, che l'accordo concernesse invece il compimento di un atto contrario ai doveri di ufficio da parte dei funzionari del genio Civile. Il giudice reputa che il prezzo di tale corruzione consistesse nei 100.000,00 euro sequestrati a Sandro Aceti dalla Guardia di Finanza, ma tutti gli indagati hanno riferito che quel denaro rappresentava invece la caparra offerta da Renzo Bracciali per l'acquisto di un appartamento a Bellona; Bracciali e Tombolillo, in particolare, hanno dichiarato che il panico che traspare dalle intercettazioni successive al sequestro va giustificato considerando che nessuno ritenne che il sequestro fosse stato casuale, e dunque temevano che il rinvenimento di quel denaro fosse interpretato male.