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venerdì 20 marzo 2009

Mondragone . Liberi gli imprenditori Miraglia e Chianese per l'operazione Gegè .


Mondragone . Liberi perché il tribunale del riesame di Napoli ha annullato il provvedimento restrittivo nei loro confronti . L’accusa era ben precisa , associazione finalizzata alla ricettazione sequestro di persona . Michele Miraglia e Fernando Chianese imprenditori di Mondragone erano stati rinchiusi nel carcere di Poggioreale perché raggiunti da una ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del tribunale del Riesame di Napoli su richiesta del pubblico ministero non della direzione distrettuale antimafia di Napoli . I due imprenditori erano stati posti in stato di detenzione il 4 marzo 2009 con altri 20 persone che erano accusati di altri reati . Ieri davanti alla decima sezione del tribunale del riesame di Napoli gli avvacati difensori Camillo Irace e Luigi Iannettone hanno discusso le posizioni dei loro assistiti . La procura aveva già consegnato il fascicolo nei giorni scorsi per delucidare i giudici partenopei di ciò che avevano contestato ai due . L’operazione eseguita dai carabinieri dei Nas di Napoli aveva contestato i reati che vanno dall'associazione per delinquere, alla rapina, al sequestro di persona, al porto e detenzione abusiva di armi, furto e altri reati arrestando 28 persone, ed indagandone altre 97 e posto sotto sequestro merce rapinata per un valore di quindicina di milioni di euro stoccata dai criminali in depositi nella loro disponibilità in attesa di rivenderla. Secondo gli inquirenti che hanno portato avanti l’operazione, battezzata “Gegè”, i banditi assaltavano tir carichi di farmaci o alimenti lungo strade e autostrade oppure trafugavano merce nei depositi. La refurtiva veniva poi piazzata sul mercato legale grazie alla complicità di farmacisti e titolari di supermercati senza scrupoli che nella ricettazione spuntavano dalla feroce banda di rapinatir sconti fino al 60-70 per cento sul valore di mercato della merce rapinata. Gli arresti sono stati eseguiti tra Napoli, Bari, Caserta, Catanzaro, Roma e Modena. Tra le persone finite in manette anche insospettabili proprietari di depositi farmaceutici e un poliziotto, in servizio alla questura di Napoli, al quale è stata contestata l'accusa di favoreggiatore della banda di rapinatori. L'organizzazione criminale pianificava a tavolino i colpi, spesso con la complicità anche di autisti di tir o di vigilantes di guardia a depositi da svaligiare che davano informazioni riservate sui carichi trasportati o merce stoccata. Spesso la tecnica utilizzata era quella dell'assalto armato lungo le autostrade o nelle piazzole di sosta, il sequestro degli autotrasportatori e il rilascio solo quando la merce era finita già nei depositi dei criminali. L'organizzazione criminale è stata smascherata grazie a intercettazioni e pedinamenti che hanno fatto emergere come certi colpi venivano eseguiti su commissione.