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lunedì 16 marzo 2009

L'accanimento terapeutico di Gerardo D'Amore


ACCANIMENTO TERAPEUTICO

“In questi ultimi anni la politica si è rivelata (nella nostra città -S.Maria C.V.-CE-che non è un’eccezione) per quello che, forse, è sempre stata , uno strumento di dominio di un ceto privilegiato, autoprotetto e onnipotente, che controlla gli accessi, premiando l'appartenenza, puntando sulla cooptazione dei fedeli , lottizzando ogni spazio pubblico . A tutto questo si è aggiunto gradualmente da un lato l'esercizio disinvolto del denaro pubblico per mantenere e far crescere questo sistema autoreferenziale (con conseguenti accertamenti giudiziari) e dall'altro lato l'esibizione pubblica dei privilegi. In tali condizioni diventa difficile non parlare di "ceto separato", un tutt'uno, cioè, dove le differenze culturali e politiche che - dividono e connotano (gli eventuali) schieramenti di destra e sinistra finiscono per essere travolte dal sentimento indistinto di rifiuto e di lontananza che cresce tra i sudditi”.
Intorno alla vita delle Giunte locali sembra si sia delineato una sorta di accanimento terapeutico cui partecipano i partiti di governo della città (quali, ne sono ancora rimasti e sono diversi dalle camarille? ), consistente nell'applicazione, in assenza di qualsiasi consenso informato ai cittadini, di tecniche che prevedono la scomposizione e ricomposizione di maggioranze al fine di sostenere artificialmente le funzioni vitali di Organismi affetti da patologie inguaribili.
“Razionalità avrebbe consigliato la sospensione di cure inutili , in altre parole, il suicidio assistito che non significa la fine delle sofferenze del malato, in quanto la malattia reca un dolore forte anche nella sua fase terminale. Però, con una opportuna ed efficace terapia del dolore e un'adeguata assistenza domiciliare, la sospensione delle cure , avrebbe comportato certamente una sofferenza, ma quest’ultima avrebbe posto fine (finalmente) al periodo di abbandono”.
In questa congiuntura, invece, i governati, i cittadini, gli abitanti tutti non possono nemmeno celebrare il lutto e si sentono come prigionieri politici.

Allora non resta loro che appellarsi alla Convenzione di Ginevra contro la negazione e/o l’incancrenimento delle problematiche della vita reale:
attivazione di un sistema di sorveglianza epidemiologica della condizioni di salute della nostra popolazione;
organizzazione di un database sanitario/ambientale per la valutazione retrospettiva.
· avvio del ciclo della raccolta differenziata porta a porta con l'effettivo impiego di strutture, uomini e mezzi appropriati;
· bonifica delle aree inquinate dai rifiuti;
· sviluppo edilizio ancorato all’incremento demografico della popolazione residente che deve privilegiare il recupero del patrimonio immobiliare esistente;
· censimento e penalizzazione dello sfitto;
· riqualificazione delle aree industriali dismesse da destinare a sedi di spazi e servizi necessari alla collettività come verde pubblico, centri di aggregazione sociale, impianti sanitari, sportivi e scolastici;
· Trasparenza degli atti amministrativi.
Solo l’impolitico, (ciò che nasce al di fuori dei partiti) il non- luogo ove si affermano “molte” singolarità che convengono insieme per decidere di volta in volta il loro essere in comune in forme unificanti, o il loro disciogliersi riesce , oggi, a negare l’arroganza e l’intolleranza della pratica politica e ad affrontare, senza sotterfugi, questi temi legati ai bisogni della gente ormai terreno di scontro tra individui e potere..