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mercoledì 21 gennaio 2009

Operazione Chernobyl , il disastro ambientale nella provincia di Caserta. Ecco l'ordinanza del gip Chiaromonte a carico dei 35 indagati


E’ stata una operazione più sofisticata del centro sud. Per l’operazione Chernobyl si dovrà stabile se vi sono danni concreti di inquinamento : lo ha deciso con una ordinanza il giudice di indagini preliminari del tribunale di Santa Maria Capua Vetere Francesco Chiaromonte che ha depositato il 16 gennaio 2009 presso la cancelleria , la proroga delle indagini . Non ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio ma ordinato di effettuare le seguenti indagini. “Accertamento tecnico mediante CTU- spiega il gip - che sia utile a verificare effettività natura e caratteristiche dell' inquinamento prodotto sui "terreni interessati dagli sversamenti in contestazione, nonché funzionale a descrivere la destinazione di detti terreni, le caratteristiche chimico fisiche della loro composizione, la loro permeabilità, la presenza di falde acquifere sottostanti e/o di pozzi di emungimento e quant'altro necessario a verificare se il loro- inquinamento risulti anche potenzialmente idoneo a produrre un pericolo per la pubblica incolumità. Fissa il termine di mesi tre per l'effettuazione delle predette indagini e di quelle che, all'esito dovessero appalesarsi necessarie. Si segnala che risulta già fissata la successiva udienza preliminare del 17.4.09; - manda la cancelleria per gli adempimenti di competenza, tra cui in particolare la prescritta comunicazione della presente ordinanza al sig. Procuratore Generale presso la CdA di Napoli”. Sette milioni e mezzo di euro di profitti illeciti, 38 provvedimenti di fermo, 4 aziende, 1 terreno e 37 autoarticolati sequestrati. Erano i numeri dell'operazione "Cernobyl" eseguita della procura di Santa Maria Capua Vetere, Donato Ceglie, in collaborazione con i carabinieri del Gruppo per la tutela dell'ambiente e dai comandi provinciali della Campania. Le persone coinvolte sono accusate di avere organizzato una associazione criminale dedita all'illecito smaltimento di rifiuti; in particolare, fanghi prodotti dal trattamento di acque reflue urbane provenienti dagli impianti di depurazione ubicati ed operanti nella provincia di Napoli e di Caserta. In pratica smaltivano i fanghi prodotti dal trattamento delle acque biologiche industriali e quindi pericolosi, su terreni agricoli. I reati sono stati monitorati dal maggio 2006 al maggio di quest'anno. Le quattro aziende coinvolte sono: la So.ri.eco srl di Castel Nuovo di Conza, Fra.ma. sas di Ceppaloni, Agizza srl di Napoli e Naturambiente di Castel Volturno.Il giro di affari messo assieme dalle quattro aziende è stimato in circa 7,5 milioni di euro, comprensivi di evasione della ecotassa.

“Tornando al caso che ci occupa, infatti,- spiega il gip nell’ordinanza - ai fini della prova del grave delitto in contestazione non si ritiene sufficiente accertare che grosse quantità di rifiuti (tra cui alcuni potenzialmente anche pericolosi e/o tossici) siano stati scaricati in maniera incontrollata su terreni dislocati in varie regioni d'Italia (ciò, al più' varrebbe a ritenere integrata la fattispecie di cui al primo comma dell'art 434 c.p.). Occorre pertanto accertare, con opportune verifiche tecniche, se e quali concreti danni di inquinamento siano stati prodotti a quei terreni, che risultano peraltro analiticamente individuati; accertamento questo che, nei limiti delle cognizioni tecniche di questa Ag, si appalesa ancora possibile, attesa la potenziale presenza di metalli pesanti altamente inquinanti.