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giovedì 13 novembre 2008

Tre anni fa la prima inchiesta

Tre anni fa iniziò la prima inchiesta sui giudici di pace . Luigi Russo di Vitulazio, ex giudice di pace di Pignataro Maggiore e per Pasquale Di Tommaso di Dragoni, ex giudice di pace di Piedimonte Matese, sono davanti al tribunale di Salerno . La vicenda penale, per la quale gli ex giudici di pace sono ancora sotto processo,per alcuni ricorsi che furono presentati in merito ad alcune cartelle del canone acqua del comune di Sparanise. In sostanza, anche se alcuni capi di imputazione relativi all’abuso d’ufficio sono prescritti, restano ancora in piedi i capi di imputazione relativi ai reati di falso ideologico. I due ex giudici di pace, redigevano 59 verbali di udienza ideologicamente falsi. All’udienza del 5 novembre 1998 nella ex Pretura di Pignataro Maggiore dove esercitava Luigi Russo, erano fissati 61 procedimenti. il giudice avrebbe chiamato, alla presenza della parti,esclusivamente due procedimenti e non i 59 procedimenti parimenti fissati in tale data. Per questi ultimi secondo i giudici salertnitano, predisponevano in fotocopia i verbali, traendoli in copia dal verbale di udienza di un procedimento già trattato, attestando così, contrariamente al vero, all’udienza del 5 novembre 1998 tutti i 61 procedimenti che fissati erano realmente chiamati e trattati. Invece, nella pretura di Piedimonte Matese dove esercitava l’ex giudice di pace Pasquale di Tommaso, redasse 51 verbali di udienza ideologicamente falsi. All’udienza del 30 dicembre 1998, per la quale erano fissati 61 procedimenti, sempre in relazione ai ricorsi presentati circa i canoni acqua del comune di Sparanise, ne venivano trattati soltanto 10, mentre gli altri 51 venivano rinviati con appositi verbali all’udienza del 31 dicembre 1998 in modo irrituale, in assenza della parti convenute.

Il giudice di pace, all’epoca dei fatti, veniva liquidato dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere con un compenso di 50mila lire a sentenza. Ciò si traduceva, per i fatti contestati, in un compenso di 3 milioni di lire. Il tutto fu scoperto dall’allora presidente del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Carlo Alemi, oggi presidente del tribunale di Napoli, che denunciò l’accaduto. L’indagine si incardinò davanti al tribunale di Salerno, perché di competenza territoriale e le indagini furono affidate al pubblico ministero Domenica Gambardella. Il processo a distanza di anni non si è ancora concluso ma, sia la parte civile - il comune di Sparanise rappresentato dall’avvocato Giuseppe Garofalo - che gli indagati, aspettano che il tutto finisca con una giusta sentenza.