La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del "metodo democratico".

DALLO STRALCIO DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
ROMA 22 APRILE 2013


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mercoledì 7 febbraio 2018

ASSOLTO IMPRENDITORE MATESINO DA USURA E ESTORSIONE



 Era il 18 gennaio 2012 quando   Ruggiero Di Pietro (62 anni) imprenditore nel settore del ferro in Piedimonte Matese era stato assolto dal reato di usura ed estorsione   La corte di appello di Napoli  ha confermato in appello la sentenza di primo grado ieri sera. La vicenda giudiziaria lo aveva coinvolto dopo che Vinciguerra Francesco, titolare della fallita Casa del Tramezzino e della consorte Ferrante Maria  lo avevano denunciato perché negli anni 1998-2001 avrebbe prestato centinaia di milioni di lire in cambio di tassi usurari fino al 203%. Quando i coniugi Vinciguerra non hanno più potuto far fronte al pagamento dei debito. Secondo l’accusa Di Pietro li avrebbe indotti a vendere un capannone industriale ad un prezzo stracciato (700 milioni di lire quando invece il perito del PM lo ha valutato circa 1 miliardo di lire) e senza corrispondere tutto il dovuto (avrebbe corrisposto solo 400 milioni di lire). Dopo la vendita il Di Pietro avrebbe preteso dal Vinciguerra il pagamento di ulteriori 350 milioni di lire. l'Avv. Alberto Martucci, difensore del Di Pietro. in accoglimento delle tesi,  ha dimostrato per la seconda volta  come molti assegni che il Vinciguerra ha dichiarato essere stati consegnati in pagamento furono incassati dallo stesso Vinciguerra,  ma soprattutto la corte ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla pubblica accusa confermando la sentenza di primo grado di assoluzione perché il fatto non sussiste.