La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del "metodo democratico".

DALLO STRALCIO DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
ROMA 22 APRILE 2013


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venerdì 1 novembre 2013

CAMORRA - GIUDIZIO FINALE - QUASI UN SECOLO DI CONDANNE , MA CI SONO ANCHE 30 ASSULUZIONI

Per  i 42 imputati del clan Belforte il collegio C del tribunale di Santa Maria Capua Vetere  presiduto da Maria Francica e i giudici Elena Di Bartolomeo   e Chiara Di Benedetto sono stati inflitti  più di  ottanta anni di reclusione ma ci sono stati anche  trenta assoluzioni, Piovono anche  interdizioni dai pubblici uffici , confische di quote  e beni aziendali di sei società. Sono i numeri  dell’operazione Giudizio Finale e di una sentenza letta nella serata di ieri. Il processo ad  alcuni esponenti del clan dei Mazzacane di Marcianise è giunto al primo giro di boa   anche se per altri nove, tra cui il boss Belforte, è fissato un processo il 29 novembre a Napoli.  In questo procedimento  sono incriminati anche  alcuni colletti bianchi finiti isotto la lente di ingrandimento  in due diversi tronconi  dalla Dda di Napoli, tra il maggio ed il luglio del 2009. Sono condannati  Giuseppe Buttone  a 18 anni di reclusione  13 anni, anche a Pasquale Di Giovanni ritenuto uno dei promotori. Dai tre ai cinque anni le pene inflitte alle donne del sodalizio criminale  Marisa Golino, Rosa Mezzacapo e Antonietta Forte.  L’inchiesta della Procura antimafia napoletana nata su alcune dichiarazioni del collocatore Michele Froncillo ha svelato il business dei rifiuti ritenuto «più lucroso del traffico di stupefacenti».  Tra gli assolti anche Antonio Scialdone, già Direttore Tecnico della società Recam spa, una società pubblica costituita per il risanamento dei siti inquinati nella regione Campania che aveva assorbito i lavoratori socialmente utili. La Sem (confiscata ieri) era  direttamente controllata dal clan Belforte  e venivano convogliati gli incassi  delle attività illecite ed i ricavi delle estorsioni e dell'usura,  che  venivano utilizzati per operare nel  settore dei rifiuti, in precedenza controllato  da imprese del Nord. Sfruttando il totale controllo del territorio grazie alla operatività 'militare' del clan di appartenenza, avevano grosse disponibilità di denaro da utilizzare per le attività imprenditoriali tanto da assumere una vera e propria posizione monopolistica nel settore dell'intermediazione dei rifiuti. La Sem aveva la capacità di legarsi ad analoghe società riferibili ad altri gruppi camorristici operanti nel medesimo settore dei rifiuti anche grazie ad 'alleanze' criminali e otteneva appalti pubblici anche grazie alla compiacenza di pubblici. Tra le parti offese, diversi comuni del Casertano , la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero dell’Interno, la Regione Campania, la Provincia di Napoli e Caserta e Legambiente.. Atti alla Procura per un presunto capo di corruzione (quasi prescritto) per lo stesso assolto Scialdone