La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del "metodo democratico".

DALLO STRALCIO DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
ROMA 22 APRILE 2013


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mercoledì 19 giugno 2013

ECCO LA VERA STORIA DEL PALAZZO DI VIA MAZZOCCHI, FRA INTRECCI DI PROFESSIONISTI, PROPRIETARI E GENTE CHE NON SA TENERE NEANCHE LA CAZZUOLA VI SVELIAMO DEL PERCHÉ IL FABBRICATO È VENUTO GIÙ FRANANDO SULL’APPARTAMENTO E SULLA STRADA . CI SONO GIÀ NOVE INDAGATI

ESCLUSIVO - VEDI LE FOTO INEDITE DEL PALAZZO COME ERA



Abbiamo aspettato con l’esattezza più di tre giorni prima di farvi sapere cosa c’è dietro la demolizione del fabbricato di via mazzocchi .

Abbiamo in ogni caso aspettato tutti gli articoli dei colleghi che forse , tranne qualcuno , sapeva cosa ci fosse dietro una speculazione edilizia .

Potremmo iniziare , così come una favola – C’era una volta una persona perbene che si chiamava Bernardino Iorio , era fratello di quel galantuomo che esercitava la professione di avvocato penalista Delio , ed era anche proprietario del palazzo chiaccherato. Un bel giorno Il Signor Bernardino affidò, per restaurare il palazzetto, l’incarico all’ingegnere Antonio Napolitano che doveva redigere un progetto non toccando i muri perimetrali , in sostanza bisognava agire dall’interno . Qualche giorno più tardi l’ingegnere fece anche un sopralluogo con un reportage fotografico a cui abbiamo scippato “ a sua insaputa “, abbiamo fatto “i mariuncielli” buoni perché non abbiamo preso soldi , fregati 4 foto del palazzo ancora in piedi. Peccato però che Il signor Bernardino Iorio per circostanze naturali scomparve dalla scena lasciando la famiglia e figli ancora minorennni . Proprio per il suo increscioso decesso, aveva indirizzato moglie e famiglia la vendita di quel palazzo , lasciando al palo quel progetto di restauro . Fu così che dopo un rapido escursus si decise di vendere quel palazzetto di Via mazzocchi . Da quel momento iniziarono le grandi manovre sulle speculazioni edilizie dove un gruppo di professionisti aveva in ogni caso adocchiato quel fabbricato. Dopo tanti tira e molla il fabbricato venne venduto ai fratelli Cecoro di San Cipriano D’Aversa i quali divennero i proprietari del palazzo. Ma chi glieli portò i fratelli Cecoro che oggi vivono a Reggio Emilia ?? La domanda sorge spontanea per dirla alla Lubrano perché quel palazzo rappresentava un investimento nel tempo.
Nel frangente fu costruito un palazzo condominiale che guarda cosa poggiava chissà perché sul muro del palazzo dei Cecoro . Qualche giorno più tardi i Cecoro, divenuti proprietari a tutti gli effetti di legge, liquidarono l’ingegnere Napolitano con un ben servito a favore della Cordata dell’architetto Cesare Iossa , Umberto Nardiello e compagnia cantante i quali dovevano redigere il progetto approvarlo e presentarlo al comune per chiedere la demolizione dello stabile . Per loro era un gioco da ragazzi perché avevano buone entrature in comune . C’è qualcuno che asserisce che in un palazzo adiacente al comune nello studio di uno dei professionisti negli anni che vanno dal 2007 al 2010 si è visto un viavai di persone che prestavano servizio all’Ufficio tecnico di cui erano titolari alcuni professionisti di grido casertani e sammaritani finiti nel classico giro “ oleario” di soggetti di origine di un casato del principe. Come uscivano le carte dal comune in quegli anni non si sa , ma che queste persone facessero a gara per le licenze dei lavori e delle demolizioni affidate dal comune ai professionisti , questo era risaputo : Non si muoveva foglia in quegli anni se non vi erano nomi illustri del panorama tecnico 

I Cecoro cercavano di dormire sogni tranquilli, anche perché con un cast di professionisti di quel genere nessuno si permetteva di parlare perché sono stati il meglio , la creme di Santa Maria Capua Vetere. Invece ci ha pensato il padre eterno a fargli capire che il dio denaro non serve perché la spada di Damocle è sempre dietro l’angolo.

Giovedì mattina, proprio perché il palazzo non si poteva toccare perché veniva giù anche la parete, alcuni operai su sollecitazioni di qualche illuminarlo della cordata e dell’impresa, che sembra essere quella di Santoro di Caserta, senza che presidiasse qualcuno dell’ufficio tecnico del comune, hanno deciso di iniziare a smontare qualche ponteggio dell’antide che era all’esterno , per poi procedere allo smontaggio di picchetti al primo piano sotto la galleria del fabbricato dove vi erano i solai . E’ li che è successo il patatrac’ di sabato mattina perché chi aveva costruito il parco mazzocchi, aveva costruito sui muri del palazzo sprofondato, quindi anche il vincolo paesaggistico si era andato a farsi fottere già da diversi anni .

Qualcuno però ha anche asserito che addirittura no vi erano licenze edilizie e il permesso della sovraintendenza per procedere all’utilizzo del fabbricato .

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