La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del "metodo democratico".

DALLO STRALCIO DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
ROMA 22 APRILE 2013


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venerdì 6 luglio 2012

CAMORRA - FERMATO CON PROVVEDIMENTO DEL GIP IL FRATELLO DEL BOSS O NINNO

Nel corso della notte, ad epilogo di una articolata indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale di Napoli, la Squadra Mobile di Caserta ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Napoli su richiesta della D.D.A. partenopea, in relazione al reato di estorsione continuata, aggravata dal metodo mafioso e dal fine di agevolare l’organizzazione di stampo mafioso denominata clan dei Casalesi-gruppo IOVINE, nei confronti di:
1. IOVINE Giuseppe, nato a San Cipriano d’Aversa il 03.03.1962, ivi res., fratello del capo dei Casalesi IOVINE Antonio, alias U Ninnu;
2. FEDELE Nicola, nato ad Aversa (CE) ill 28.08.1982, res. a San Cipriano d’Aversa (CE).
In particolare, la misura restrittiva è l’epilogo di una meticolosa attività investigativa che ha permesso di svelare le pressanti e continue richieste di denaro rivolte da IOVINE Giuseppe ad alcuni commercianti ed imprenditori, indotti a cedere alle sue protervi pretese dalla consapevolezza della sua appartenenza alla nota famiglia camorrista e dal rapporto di parentela con l’ex primula rossa dei casalesi.
Infatti, secondo quanto appurato, IOVINE Giuseppe, in concorso con FEDELE Nicola, che in alcune circostanze fungeva da emissario del primo, convocando le vittime agli appuntamenti o formulando in nome suo le richieste di denaro, si rivolgeva a loro ripetutamente, insistentemente e con velato atteggiamento intimidatorio, al fine di ottenere somme di denaro, che variavano dai 200 ai mille euro. Lo stato di soggezione delle vittime era confermato dall’atteggiamento omertoso assunto nei confronti degli investigatori, infatti, nessuna di esse ammetteva, nonostante l’evidenza delle contestazioni, le pretese estorsive dei due indagati che, piuttosto, venivano minimizzate e ricondotte a mere richieste di piccoli prestiti. IOVINE Giuseppe, verosimilmente, stava tentando di ricompattare le fila dell’organizzazione, fortemente indebolita dalla cattura del latitante e dall’arresto, nei mesi successivi, di numerosi affiliati e favoreggiatori.