La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del "metodo democratico".

DALLO STRALCIO DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
ROMA 22 APRILE 2013


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venerdì 23 marzo 2012

SANTA MARIA CAPUA VETERE - NEL TRENTESIMO CANTO DI DANTE C'E' UN PO DI NUOVA VITA SAMMARITANA

Se nel trentaseimo canto del’inferno di Dante si racconta la tragedia del conte Ugolino il detto “Parigi val bene una messa” non è certamente da meno ( questa frase significa che se c'è da guadagnare qualche cosa di importante questo può ben valere qualche piccolo sacrificio.) Per capire questo non ci vuole la zingara. In sostanza la massima è riferita al sindaco che all’indomani del suo insediamento ha scelto la strada dell’obbedisco per non andare a casa come fece quando era vicesindaco di Giudicianni,. Questa volta nonostante il regalo capolavoro avuto dal padre non ha obbedito e si è guardato bene dall’obbedire sul problema del tabacchificio- italtel- mulino Parisi- S. Andrea- Tribunale- Pellini, …punti principali del programma elettorale che avevano fatto vincere le associazioni.

Chi tradisce gli elettori e la famiglia brucia nell’inferno e li starà insieme alla zavorra e all’eterno infame, così come veniva collocato da Dante nell’inferno.

Non a caso la terzina dove è evidenziato l’interlocuzione di Anselmuccio che viene rinchiuso insieme al conte Ugolino nella calende greche racchiude per certi versi un po di vita sammaritana.

Anselmuccio disse :”Tu guardi si, padre! Che hai???Perciò essendo impietrato, non piansi, ne risposi alla domanda di Anselmuccio tutto quel giorno, né la notte seguente, finché il nuovo sole sorse nel mondo. Appena un po’ di luce penetrò a fatica per il “breve pertugio” nel doloroso carcere, ed io scorsi, attraverso quattro volti, il mio volto stesso, mi morsi ambedue le mani per il dolore: ed essi, pensando che io “ i fessi”, lo facessi per il desiderio di mangiare , improvvisamente si levarono e dissero: “ Padre, ci fia, sarà per noi assai minor dolore, se tu ti cibi di noi……

Dopo che fummo arrivati al quarto giorno da quando la porta fu inchiodata, Gaddo, il figlio maggiore, si gettò disteso davanti ai miei piedi, dicendo>: “Padre mio, perché non mi aiuti???