La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del "metodo democratico".

DALLO STRALCIO DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
ROMA 22 APRILE 2013


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martedì 5 luglio 2011

ORDINANZA DI CUSTODIA CAUTELARE PER UN APPARTENENTE AL CLNA DEI CASALESI

La Squadra Mobile di Caserta, in esito ad indagini coordinate dalla Procura Distrettuale di Napoli, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip presso il Tribunale di Napoli su richiesta della D.D.A., in relazione al reato di associazione mafiosa, nei confronti del pregiudicato DPUORTO Sigismondo, detto “Sergio”, nato a San Cipriano d’Aversa (CE) il 2.3.1972.

DI PUORTO Sigismondo, secondo le indagini della Squadra Mobile di Caserta, nel corso degli ultimi anni, era assurto ai ruoli di vertice del clan “dei Casalesi-ala SCHIAVONE”, divenendo, prima, uno dei più fidati luogotenenti di SCHIAVONE Nicola, figlio di Francesco Sandokan, a cui erano affidati delicati compiti quali l’imposizione e la raccolta delle estorsioni, e, poi, venendo investito del ruolo di reggente dell’organizzazione, dopo l’arresto del primogenito di Sandokan per l’omicidio di tre affiliati. Al di PUORTO, infatti, è stata contestata l’aggravante di avere promosso, diretto ed organizzato la consorteria camorrista sino al suo arresto.

DI PUORTO Sigismondo era stato arrestato nel dicembre scorso dalla Squadra Mobile di Caserta a San Cipriano d’Aversa (CE) dopo una lunga latitanza, in quanto colpito da due ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Gip presso il Tribunale di Bologna per una serie di estorsioni consumate, con metodologia mafiosa e per conto “dei Casalesi”, nelle province di Bologna e Modena, in danno di alcuni imprenditori originari del casertano che vi si erano insediati con le loro attività economiche.