La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del "metodo democratico".

DALLO STRALCIO DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
ROMA 22 APRILE 2013


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lunedì 18 aprile 2011

Organizzato dalla Camera Penale LA RIFORMA COSTITUZIONALE DELLA GIUSTIZIA

“Una giustizia lenta, approssimativa, macchinosa. Un sistema che, come una piovra dai mille tentacoli, rischia di risucchiare il cittadino che vi si trova invischiato in una trappola tremenda”.

Se ne è discusso in un convegno con la presenza di Elio Sticco, Corrado Lembo, Michele Cerabona, Giuseppe Garofalo, Carlo Fucci, Giuseppe Riccio, Romolo Vignola, Alessandro Diana e Raffaele Costanzo – Presenti Alfonso Quarto dell’AIGA ed il segretario della camera Penale Raffaele Griffo –

S. Maria C.V. – ( di Ferdinando Terlizzi )- “Una giustizia lenta, approssimativa, macchinosa. Un sistema che, come una piovra dai mille tentacoli, rischia di risucchiare il cittadino che vi si trova invischiato in una trappola tremenda, che non concede vie di scampo fino a quando, ma spesso, troppo spesso, è troppo tardi, un’anima pia che sia un avvocato zelante o un testimone sincero non arrivi a scagionare chi è stato erroneamente accusato e tormentato da una sequela di processi. Una giustizia dove il cittadino sa di giocare una partita persa in partenza perché ogni procedimento parte da una sperequazione assurda tra il pm, che riveste il ruolo di grande accusatore assoluto e l’avvocato della difesa che, prima di difendere il suo assistito, deve difendere se stesso e le proprie tesi da una perversa macchina di potere. Che, per ammissione del procuratore generale della Cassazione, Vitaliano Esposito, non è nemmeno in grado di far fronte e di riparare ai propri errori. Se è vero come è vero, ha ricordato Vitaliano all’inaugurazione dell’anno giudiziario, «che la situazione quasi fallimentare della giustizia si traduce nel fatto che lo Stato preferisce pagare invece che risolvere la problematica dell’esorbitante durata dei processi, ma per di più, non è neppure in grado di adempiere a tali obblighi di pagamento”

“Che sia una giustizia da riformare e da riformare in fretta, per questi e per mille altri motivi, non lo dice solo il premier Berlusconi, lo dicono anche terribili misfatti giudiziari di ordinaria quotidianità e vicende surreali che hanno trascinato in un’aula di giustizia cittadini innocenti. E proprio alcune di queste paradossali vicende sono state efficacemente riprese da Ilaria Cavo, popolare inviata di Matrix, nel suo “Il Cortocircuito - storie di ordinaria ingiustizia”.

E sulla scia, appunto, di questi argomenti il Consiglio Direttivo della Camera Penale del Tribunale di S. Maria C.V., Presieduto da Alessandro Diana, nell’ambito delle iniziative culturali ( che sono coordinate del penalista Gennaro Iannotti, responsabile anche della Scuola di Formazione della Camera Penale ), tese ad una riflessione serena sui temi rilevanti della proposta di legge di riforma costituzionale ha indetto una giornata di studio sul tema: “La riforma costituzionale della Giustizia: Un’occasione da non perdere”, che si è svolta l’altro giorno nell’aula della Corte di Assise del Tribunale.

Dopo il saluto del Procuratore della Repubblica, Corrado Lembo, l’avvocato Raffaele Costanzo, segretario delle Camere Penali Distrettuali, ha moderato il dibattito che ne è scaturito alla presenza di moltissimi avvocati: Elio Sticco, Presidente dell’Ordine, Alfonso Quarto, Presidente dell’AIGA, Raffaele Griffo, segretario della Camera Penale.

Ha preso la parola il primo relatore, il Dr. Carlo Fucci, componente del CSM e Sostituto Procuratore a S. Maria C.V. il quale si è dichiarato contrario al disegno di legge che è stato proposto dalla maggioranza governativa “perché la crisi è vecchia e viene da lontano e tuttavia questa riforma non si preoccupa dei problemi della giustizia bensì dei rapporti tra magistrati e politica secondo un disegno che tende a far condizionare i giudici dal potere politico”. Carlo Fucci ha poi evidenziato il contrasto con le nuove norme sull’utilizzo della polizia giudiziaria “che se dovessero essere approvate avrebbero degli effetti devastanti ( oggi il poliziotto nell’esercizio delle sue funzioni è tutelato dal P.M.) che farebbero ritornare il Paese al tempo delle caverne”; mentre sulla responsabilità diretta del magistrato si creerebbe “uno sbilanciamento pericoloso che potrebbe portare alla emissione di sentenze salomoniche”.

Con la virulenza che lo contraddistingue ha preso poi la parola l’Avv. Michele Cerabona, Presidente della Camera Penale di Napoli, il quale ha detto che “ci aspettiamo dai magistrati una risposta sul se la vogliono e non la vogliono la riforma”. “Tuttavia, siamo pronti a batterci con ogni mezzo consentito, per far attuare la separazione della carriere, che è un problema che si pone da tempo, e non è certamente una invenzione di Silvio Berlusconi. Noi avvocati vogliamo un piemme indipendente che non sia soggiogato al fascino del giudice.

Polemizzando poi con quanto detto da Fucci, l’avvocato Cerabona sul punto ha detto: “E’ vero che noi avvocati siamo in troppi, ma già è stata approntata una riforma con dei paletti per l’accesso alla professione, ma voi giudici siete in pochi… perché volete essere in pochi…“

E’ stato poi la volta, del Prof. Giuseppe Riccio, ordinario di procedura penale ( al quale vanno i complementi della nostra redazione giudiziaria, per il nuovissimo volume sulla procedura penale, presentato l’altro giorno all’Università) il quale si è soffermato sul fallimento “della ragionevole durata del processo” e sulla “assoluta necessità della separazione delle carriere che “dovranno equiparare il peso delle parti”.

Secondo il prof. Giuseppe Ricci il disegno di legge in discussione presenta profili di incostituzionalità e non tende affatto a svincolare il piemme dalla giurisdizione ed infine non si interessa dei problemi della giustizia ma si interessa della organizzazione della magistratura.

Ha concluso Giuseppe Garofalo, fondatore della Camera Penale, avvocato penalista e storico, autore di vari volumi sul pianeta giustizia, ( l’ultimo appunto, parla di un processo e tratta dell’empia bilancia della giustizia, ma eravamo nel 1700) il quale ha esordito con il dire che sono anni che si ripetono sempre le stesse cose e che, non sempre, le riforme della giustizia, hanno migliorato l'andamento della stessa.

"Bisogna cambiare il modo di pensare, bisognerebbe riformare le teste e le coscienze, non già la legge... ma questo è il momento peggiore della politica italiana e quindi impossibile pensare alle riforme. Al piemme è già stato cambiato il posto… il suo scranno è stato spostato… ma nulla è cambiato nel suo atteggiamento processuale. Non era e non è possibile ricusarlo. Tuttavia ritengo che questo disegno di legge vada alquanto limato specialmente in alcune essenziali parti che mi sembrano manifestamente incostituzionali”.