La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del "metodo democratico".

DALLO STRALCIO DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
ROMA 22 APRILE 2013


email
procecere@alice.it
procecere@virgilio.it



Visualizzazioni secondo Google dal 2009

sabato 19 febbraio 2011

OMICIDIO AL JAMBO - CHIESTA LA PERIZIA PSICHIATRICA PER IL RUMENO CHE UCCISE IL COMPAGNO

L’UDIENZA INNANZI AL GUP BALDASSARRE DEL TRIBUNALE DI S. MARIA C.V. - IL PROSSIMO 3 MARZO L’INCARICO AD UNO PSIOCHIATRA – IL GIOVANE E’ ACCUSATO DI OMICIDIO VOLONTARIO MA LA DIFESA – Avv.ti GERARDO MARROCCO E LUIGI FERRANTE - SPERA DI SALVARLO CON LA TOTALE O PARZIALE INFERMITA’ MENTALE – IL DELITTO PRESSO IL CENTRO “JAMBO-LECLERC” DI TRENTOLA DUCENTA.

IL GESTORE ACCUSATO INOLTRE DI OMICIDIO COLPOSO PER L’OPERAIO CHE FU SCARAVENTATO AL SUOLO - TUTTI I RETROSACENA DELL’AGGHIACCIANTE E MISTERIOSO DELITTO –



S. Maria C.V. (di Ferdinando Terlizzi ) – Vendetta, odio, delusione amorosa, depressione, disgrazia sul lavoro? Saranno probabilmente svelati, nella prossima udienza del 3 marzo, innanzi al Gup Dr. Baldassarre del Tribunale di S. Maria C.V. ( dopo la richiesta di rinvio a giudizio del P.M. Giuliana Giuliano per omicidio volontario ) i retroscena del misterioso ed agghiacciante delitto del rumeno Gheorghe Corbu ( allo stato detenuto ) commesso in Trentola Ducenta presso il centro Commerciale “Jambo-Leclerc” nel marzo dell’anno scorso, allorquando spinse facendolo cadere rovinosamente al suolo, il suo connazionale Florin Dobinca provocandone la morte immediata.

Ma, pur essendo gravissima l’accusa di omicidio volontario, ( per la quale gli avvocati difensori Luigi Ferrante e Gerardo Marrocco hanno chiesto l’’abbreviato condizionato all’espletamento della perizia ) i patroni del rumeno non disperano di salvarlo da una dura condanna ed hanno chiesto ed ottenuto di far sottoporre il proprio assistito ad una perizia psichiatrica il cui incarico verrà conferito nella prossima udienza del 3 marzo.

Gli avvocati difensori sono convinti che il loro assistito non sia in condizioni di stare in giudizio e che al momento del fatto non era in condizioni di intendere e volere o quantomeno le sue condizioni di capacità erano parzialmente scemate. Sia per il comportamento messo in atto subito dopo il delitto – infatti si buttò anche lui dalla gru, evidentemente pentito del suo gesto assassino – e sia per il fatto che il giorno prima del delitto si era imbottito di tranquillanti o di droga ).

E’ un “classico”, nei delitti il cui movente è misterioso, ed è un “clichet” che si ripete in Corte di Assise ( l’esempio più calzante è proprio quello del delitto di Cogne e il comportamento processuale della Anna Maria Franzoni e dei suoi difensori, appunto con l’abbreviato e la perizia sulle sue capacità mentali) con il tentativo di sottrarre ad una condanna esemplare l’imputato con la scappatoia della perizia psichiatrica. Ci riusciranno i nostri?

Il “fattaccio”, all’epoca, marzo 2010, fece molto scalpore e gli inquirenti furono i primi a ritenere “anomalo” il comportamento del rumeno con lo spingere il compagno di sotto e poi lanciarsi nel vuoto. Le cronache dell’epoca, infatti, ( prima delle serrate e diligenti indagini dei carabinieri ) raccontarono che aveva ucciso un collega di lavoro, poi aveva simulato un incidente lanciandolo dal tetto di un centro commerciale e lanciandosi a sua volta nel vuoto. L'escamotage della simulazione d'incidente e l'ipotesi della caduta accidentale resse solo per diverse ore, fino a quando la vera dinamica dell’accaduto fu svelata dalle immagini riprese da una telecamera della videosorveglianza.

Dubinga Florin, si trovava con George Corbu, sul tetto del centro commerciale ad un’altezza di circa 7 metri dal suolo, quando è stato spinto a terra. Una caduta fatale: l'uomo morì mentre veniva trasportato dal 118, all'ospedale Moscati di Aversa. Anche il connazionale, che si era successivamente lasciato cadere da un'altezza di due metri rimase ferito gravemente e fu ricoverato al Loreto Mare di Napoli in condizioni molto serie.

Ma già dalle prime ore l'uomo, fu sottoposto allo stato di arresto, è piantonato dai carabinieri; sul fatto indagarono i carabinieri della sezione operativa di Aversa guidati dal comandante Giuseppe Fedele, e i militari della stazione di Trentola Ducenta. I due romeni erano entrambi dipendenti – in possesso di regolare contratto di lavoro – del Cis Meridionale, e si trovavano sul tetto per pulire i bocchettoni di scolo dell’acqua piovana.

Nel processo sono anche impegnati gli avvocati Mario Griffo e Giovanni Cantelli, che difendono Alessandro Griffo, accusato di omicidio colposo e responsabile della ditta presso la quale lavoravano i due rumeni e l’avv. Enrico Capone, parte civile, per conto della figlia della vittima Angela Simona Dobinca.