La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del "metodo democratico".

DALLO STRALCIO DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
ROMA 22 APRILE 2013


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lunedì 17 gennaio 2011

PALAZZO MELZI, PER L’INCURIA ED IL PRESSAPOCHISMO DELL’ AMMINISTRAZIONE GIUDICIANNI E DI QUELLE PRECEDENTI, SI DELINEA LA POSSIBILITÀ DI PERDERE L’USO DELLO STORICO PALAZZO.


Un recente Coniglio Comunale fu dedicato alla vicenda che ha fatto scaturire un contenzioso tra la Curia di Capua ed il Comune di S. Maria C.V.  in merito al Palazzo Melzi ,attualmente detenuto dall’Università in concessione novanta novennale. Fu un atto di importanza fondamentale e rese possibile che la cittadinanza ed  il Consiglio Comunale fossero resi edotti sulla reale situazione del giudizio civile in atto che, se sottovalutato,potrebbe comportare la perdita del cespite dalla disponibilità della comunità sammaritana..
Il Palazzo Melzi è, in effetti, di proprietà della Curia di Capua ma, da più di due secoli, è stato  gestito  ed utilizzato dal Comune di S. Maria C.V. in virtù di un contratto enfiteutico.
Al di là delle ricorrenti distorsioni dei soliti disinformatori di mestiere, in quel consiglio furono  messe in evidenza le problematiche attraverso le quali la Curia di Capua rivendicherebbe il pagamento, con l’aggiunta degli interessi e della rivalutazione monetaria, dei canoni enfiteutici arretrati non corrisposti dall’Ente Comunale e il loro aggiornamento.
Attraverso l’azione che fu posta in essere nel Civico  Consesso, fu promossa un’iniziativa tendente a fare chiarezza  sulla vicenda e di avviare, nel più breve tempo possibile, un’azione di affrancazione del bene, così come  previsto dal codice civile,azione, peraltro,  già iniziata negli anni  “70 dello scorso secolo.
Tra i diritti essenziali che spettano all’enfiteuta e ,quindi, al nostro Comune nel caso specifico, voglio sommessamente ricordare che vi è  il diritto all’affrancazione dell’enfiteusi. Con l’affrancazione, l’enfiteuta, pagando una somma risultante dalla capitalizzazione del canone annuo e pari, a mente dell’art. 10 della L. n. 1138 del 18 dicembre 1970, a 15 volte l’ammontare del canone stesso, diventa definitivamente  proprietario del fondo enfiteutico.  
La necessità di azionare tale diritto sembra ancora più pressante dinanzi alle notizie , sicuramente infondate, ma comunque allarmanti, di una possibile eventuale perdita da parte del Comune della disponibilità del palazzo Melzi in favore della piena disponibilità della Curia.
Si rammenta che il diritto all’affrancazione dell’enfiteusi prevale sul diritto alla devoluzione del fondo, cioè sul diritto del proprietario di chiederne la restituzione, sempre che l’enfiteuta non apporti i dovuti miglioramenti al fondo enfiteutico, ovvero ometta di pagare  annualità di canone.
Ritengo  quindi evidente la necessità che il Commissario Straordinario, dott. Pizzi, in collaborazione con il Segretario Generale, continuino a  muoversi in tale direzione ed a promuovere l’azione giudiziale dell’affrancamento e di evitare la perdita  definitiva dello storico palazzo che ha nel tempo ospitato l’ospedale , il Tribunale, il Comune ed infine l’Università di Giurisprudenza , e contemporaneamente l’esponenziale esborso di somme rilevanti che dovranno essere versati alla Curia per la negligenza dell’Ente.

Ex  Consigliere Comunale Gaetano Rauso