La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del "metodo democratico".

DALLO STRALCIO DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
ROMA 22 APRILE 2013


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venerdì 14 gennaio 2011

LEGITTIMO IMPEDIMENTO - LA CONSULTA SCRIVE UN "NI"CASERTA E SANTA MARIA CAPUA VETERE VOTANO AD APRILE

IL LANCIO ANSA DELLE OO,O8

ROMA - Con una decisione che in parte boccia e in parte interpreta alcune norme sul 'legittimo impedimento', la Corte Costituzionale ha posto diversi paletti alla legge nata per mettere temporaneamente al riparo il premier Berlusconi dalla ripresa dei suoi tre processi (Mills, Mediaset e Mediatrade). In particolare, la Consulta avrebbe bocciato la certificazione di Palazzo Chigi sull'impedimento e l'obbligo per il giudice di rinviare l'udienza fino a sei mesi, dichiarando illegittimo il comma 4 dell'art.1 della legge 51 del 2010. E avrebbe bocciato in parte il comma 3, affidando al giudice la valutazione del 'legittimo impedimento'. La Consulta ha inoltre fornito una interpretazione del comma 1, ritenendolo legittimo solo se, nell'ambito dell'elenco di attività indicate come impedimento per premier e ministri, il giudice possa valutare l'indifferibilità della concomitanza dell'impegno con l'udienza, nell'ottica di un ragionevole bilanciamento tra esigenze della giurisdizione, esercizio del diritto di difesa e tutela della funzione di governo, oltre che secondo un principio di leale collaborazione tra poteri.


Il comma 4 dell'art 1 della legge sul 'legittimo impedimento', bocciato per irragionevole sproporzione tra diritto di difesa ed esigenze della giurisdizione (art. 3 della Costituzione), prevede nello specifico quanto segue: ''Ove la Presidenza del Consiglio dei ministri attesti che l'impedimento e' continuativo e correlato allo svolgimento delle funzioni di cui alla presente legge, il giudice rinvia il processo a udienza successiva al periodo indicato, che non puo' essere superiore a sei mesi''. Il comma 3, rispetto al quale la Corte sarebbe intervenuta con una pronuncia 'additiva' , prevede che ''il giudice, su richiesta di parte, quando ricorrono le ipotesi di cui ai commi precedenti, rinvia il processo ad altra udienza''. Il comma 1, di cui la Consulta ha invece dato una interpretazione conforme a Costituzione, prevede che per premier e ministri, chiamati a comparire in udienza in veste di imputati, costituisce legittimo impedimento ''il concomitante esercizio di una o piu' delle attribuzioni previste dalle leggi o dai regolamenti''. A seguire, sempre il primo comma, elenca i riferimenti normativi riguardanti specifiche attivita' tra le quali, ad esempio, il consiglio dei ministri, la conferenza Stato-Regioni, impegni internazionali etc. Dopo questo elenco minuzioso, il comma 1 prevede che sono oggetto di legittimo impedimento le ''relative attivita' preparatorie e consequenziali, nonche' ogni attività comunque coessenziale alla funzioni di governo''.



PARTI BOCCIATE VIOLANO AR.138 E 3 COSTITUZIONE - I commi della legge sul 'legittimo impedimento' che la Consulta ha bocciato in tutto o in parte sono stati dichiarati illegittimi per violazione degli articoli 138 (necessità di una legge costituzionale) e 3 della Costituzione (principio di uguaglianza dinanzi alla legge e irragionevole sproporzione tra diritto di difesa ed esigenze della giurisdizione).

PALLA TORNA A CASSAZIONE - Sarà nuovamente l'Ufficio Referendum della Cassazione, dopo la decisione con la quale la Consulta ha dichiarato la parziale incostituzionalità di alcuni articoli della legge sul 'legittimo impedimento', ad occuparsi del destino del referendum presentato dall'Idv per abrogare l'intera normativa. In pratica, i supremi giudici dovranno valutare se rimane in piedi la richiesta referendaria dopo le modifiche apportate dalla Corte Costituzionale alle norme che fornivano al premier lo scudo dai processi. L'Ufficio del Referendum si riunirà autoconvocandosi - 'motu proprio' - non appena la Consulta depositerà le motivazioni della sua decisione.

PREMIER, COMPROMESSO ACCETTABILE; AVANTI - Guardiamo il bicchiere mezzo pieno. Cosi' il premier Silvio Berlusconi, a quanto riferiscono i suoi piu' stretti collaboratori, ha commentato la sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato parzialmente il legittimo impedimento, definendola ''un compromesso accettabile''. Il presidente del Consiglio, spiegano le stesse fonti, si attendeva un esito di questo tipo e ha ribadito che la decisione non influenzera' in alcun modo l'esecutivo: sono tranquillo, andiamo avanti, avrebbe detto il Cavaliere.

ALFANO,CORTE CONFERMA FUNZIONE GOVERNO - "Ô una sentenza che conferma il principio, contenuto nella legge, che l'esercizio della giurisdizione deve tenere conto della funzione di governo''. Cosi' il ministro della Giustizia Angelino Alfano commenta la sentenza della sentenza della Consulta. ''Vi sono, infatti, casi specifici e tipici in cui chi è chiamato a governare può legittimamente far prevalere gli impegni di governo rispetto al processo cui sarebbe chiamato. Ciò - sottolinea il ministro - senza estinguere il processo stesso o fare decorrere il tempo della prescrizione''.

GHEDINI-LONGO, CORTE RICONOSCE IMPIANTO - "La legge sul legittimo impedimento nel suo impianto generale è stata riconosciuta valida ed efficace e ciò è motivo evidente di soddisfazione. E' quanto scrivono Niccolò Ghedini e Piero Longo, avvocati del presidente del Consiglio, in una nota di commento alla sentenza della Corte Costituzionale.

LEGA, GIUDICI CONSULTA OSTILI A GOVERNO - ''Dalla Corte Costituzionale non c'era da aspettarsi altro: sapevamo benissimo che la maggioranza dei giudici della Corte ha un atteggiamento ostile nei confronti dei provvedimenti voluti da questo governo''. Lo dichiarano in una nota congiunta i capigruppo della Lega alla Camera e al Senato, Marco Reguzzoni e Federico Bricolo aggiungendo che comunque ''non c'è sentenza della magistratura che può bloccare l'azione dell'esecutivo".