La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del "metodo democratico".

DALLO STRALCIO DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
ROMA 22 APRILE 2013


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martedì 30 novembre 2010

CHIUSE LE INDAGINI PER NICOLA COSENTINO - ECCO IL CAPO DI IMPUTAZIONE DEL 2009 A FIRMA DEL GIP RAFFAELE PICCIRILLO SU RICHIESTA DEL PM ALESSANDRO MILITA E FILIPPO NARDUCCI

CASERTA. Chiuse le indagini a carico dell’onorevole Nicola Cosentino. L'avviso di conclusione delle indagini preliminari e' stato recapitato al parlamentare, accusato di concorso esterno in associazione camorristica per i suoi presunti rapporti con il clan dei casalesi. I pm Alessandro Milita e Giuseppe Narducci gli contestano, tra l'altro, di aver ricevuto sostegno elettorale dai casalesi in occasione delle varie elezioni a cui ha partecipato con risultati positivi. ''Finalmente avremo un giudice e un processo'': cosi' l'avvocato Stefano Montone, che difende Nicola Cosentino, commenta l'avviso di chiusura indagini, notificato al suo assistito. ''Avevamo chiesto piu' volte un interrogatorio ai pm - ricorda Montone - anche prima dell'emissione dell'ordinanza, ma non ci avevano mai convocato. A questo punto, ritengo che non reitereremo la richiesta, ma interloquiremo direttamente con il giudice. Finalmente avremo accesso alle carte e potremo difenderci, com'e' nostro diritto''.

Questo il capo di imputazione che gli viene contestato nell’ordinanza di custodia cautelare del 7 novembre 2009 a firma del giudice di indagini preliminari del tribunale di Napoli sezione 21° Raffaele Piccirillo che addirittura venne fatta vedere nel corso della puntata di Annozero con un collegamento nella sede del mattino di Caserta con Sandro Ruotolo e Rosaria Capacchione.

A Nicola Cosentino fu contestato il reato del delitto di cui all'artt. 110, 416 bis - I, II, III, IV, V, VI ed VIII comma, C.P., perché non essendo inserito organicamente ed agendo nella consapevolezza della rilevanza causale dell’apporto reso e della finalizzazione dell’attività agli scopi dell’associazione di tipo mafioso denominata “clan dei casalesi” - promossa e diretta da Antonio BARDELLINO (fino al 1988), da Francesco SCHIAVONE di Nicola, detto “Sandokan”, da Francesco BIDOGNETTI e da Vincenzo DE FALCO (dal 1988 al 1991) e infine da Francesco SCHIAVONE di Nicola e da Francesco BIDOGNETTI - dopo l’arresto di questi ultimi due, da Michele Zagaria e Iovine Antonio, quali esponenti di vertice, tuttora latitanti, della fazione facente capo alla famiglia Schiavone e da Bidognetti Domenico, Bidognetti Aniello, Bidognetti Raffaele, Guida Luigi, Alfiero Nicola, Setola Giuseppe e Cirillo Alessandro, quali componenti apicali che si avvicendavano alla guida della fazione facente capo alla famiglia Bidognetti (nei cui confronti si procede separatamente) che, operando sull’intera area della provincia di Caserta ed altrove, si avvale della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento ed omertà che ne deriva, per la realizzazione dei seguenti scopi:

• il controllo delle attività economiche, anche attraverso la gestione monopolistica di interi settori imprenditoriali e commerciali; • il rilascio di concessioni e di autorizzazioni amministrative; • l'acquisizione di appalti e servizi pubblici; • l'illecito condizionamento dei diritti politici dei cittadini (ostacolando il libero esercizio del voto, procurando voti a candidati indicati dall'organizzazione in occasione di consultazioni elettorali) e, per tale tramite, il condizionamento della composizione e delle attività degli organismi politici rappresentativi locali; • il condizionamento delle attività delle amministrazioni pubbliche, locali e centrali; • il reinvestimento speculativo in attività imprenditoriali, immobiliari, finanziarie e commerciali degli ingenti capitali derivanti dalle attività delittuose, sistematicamente esercitate (estorsioni in danno di imprese affidatarie di pubblici e privati appalti e di esercenti attività commerciali, traffico di sostanze stupefacenti, truffe, riciclaggio ed altro); • assicurare impunità agli affiliati attraverso il controllo, realizzato anche con la corruzione, di organi istituzionali; • l'affermazione del controllo egemonico sul territorio, realizzata non solo attraverso la contrapposizione armata con organizzazioni criminose rivali nel tempo e la repressione violenta dei contrasti interni ma altresì attraverso condotte stragiste e terroristiche; • il conseguimento, infine, per sè e per gli altri affiliati di profitti e vantaggi ingiusti;

in particolare contribuiva, con continuità e stabilità, sin dagli anni ’90, a rafforzare vertici ed attività del gruppo camorrista facente capo alle famiglie Bidognetti e Schiavone (dal quale sodalizio riceveva puntuale sostegno elettorale in occasione delle elezioni a cui il Cosentino partecipava quale candidato divenendo consigliere provinciale di Caserta nel 1990, consigliere regionale della Campania nel 1995, deputato per la lista Forza Italia nel 1996 e, quindi, assumendo gli incarichi politici prima di Vice Coordinatore e poi di Coordinatore del partito Forza Italia in Campania, anche dopo aver terminato il mandato parlamentare nel 2001) attraverso le seguenti condotte :

• garantendo il permanere dei rapporti tra imprenditoria mafiosa, amministrazioni pubbliche e comunali; • assicurando il perpetuarsi delle dinamiche criminali economiche, esemplificativamente esercitando indebite pressioni nei confronti di enti prefettizi per incidere, come nel caso della ECO4 s.p.a., sulle procedure dirette al rilascio delle certificazioni antimafia in situazioni nelle quali erano ravvisabili elementi ostativi al rilascio delle certificazioni stesse ovvero attivandosi ancora, con enti prefettizi e/o strutture del Ministero dell’Interno, al fine di impedire, come nel caso del Comune di Mondagrone, il corretto dispiegarsi della procedura finalizzata allo scioglimento dell‘ente locale per infiltrazione mafiosa; • creando e co-gestendo monopoli d’impresa in attività controllate dalle famiglie mafiose, quali l’ECO4 s.p.a., e nella quale il Cosentino esercitava – in posizione sovraordinata a Giuseppe Valente, Michele Orsi e Sergio Orsi – il reale potere direttivo e di gestione, così consentendo lo stabile reimpiego dei proventi illeciti, sfruttando dette attività di impresa per scopi elettorali, anche mediante l’assunzione di personale e per diverse utilità;

Condotta delittuosa avvenuta in provincia di Caserta sin dall’ inizio degli anni ’90 e perdurante.

L’ordinanza, tra l’altro, fu sospesa dal gip Piccirillo il quale inviò gli atti alla camera dei deputati per l’autorizzazione a procedere nei suoi confronti, ma la Camera, a sorpresa, anche con il voto di alcuni deputati del centrosinistra, fu bocciata e Nicola Cosentino fu salvato , ma rimise nella mani del premier Berlusconi la nomina di sottosegretario alle finanze.