La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del "metodo democratico".

DALLO STRALCIO DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
ROMA 22 APRILE 2013


email
procecere@alice.it
procecere@virgilio.it



Visualizzazioni secondo Google dal 2009

sabato 27 novembre 2010

CHIESTO IL RINVIO A GIUDIZIO DAI PM ANTIMAFIAUDIENZA PRELIMINARE PER TRUFFA, FALSO IN ATTO PUBBLICO E RICETTAZIONE PER UN CUSTODE GIUDIZIARIO E I FAMILIARI DEL BOSS IOVINE

SOTTRATTO AL CONTROLLO IMMOBILI CONFISCATI DALLA CORTE DI ASSISE DI S. MARIA C.V. E FITTATI A CITTADINI AMERICANI



S. Maria C.V. ( di Ferdinando Terlizzi ) - Sono stati i due piemme antimafia, Alessandro Milita e Catello Maresca, della Direzione Distettuale Antimafia di Napoli, a richiedere il rinvio a giudizio per truffa, falso in atto pubblico e ricettazione, nei confronti della madre, del fratello e della moglie del boss Antonio Iovine, nonché di un custode giudiziario.

Filomena Buonanno, (66 anni), madre del boss, Giuseppe Iovine,(38 anni ), fratello e Enrichetta Avalone ( 41 anni ) moglie, sono accusati a vario titolo, con la complicità ( o acquiscienza o negligenza ) del custode giudiziario Dr. Antonio Scippa, ( 71 anni commercialista, con studio a Napoli), di avere sottratto alla confisca beni immobili e di averli accatastati con date false e particelle diverse da quelle reali. Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Napoli, Dott.ssa Amelia Primavera, ha fissato la prima udienza per l’esame del caso per il prossimo 7 dicembre.

Dalla lettura degli atti emergono fatti dettagliati e gravissimi, in particolare Filomena Buonanno, mamma del boss, è accusata di falso in atto pubblico, ( in concorso con gli altri ) al fine di eludere le disposizioni in materia di misura di prevenzione patrimoniale e segnatamente il provvedimento di sequestro relativo all’immobile, inclusivo di terreno e fabbricato, sito in Villa di Briano, disposto in data 9 maggio 1998 del Gip del Tribunale di Napoli, seguito da confisca in sentenza della Corte di Assise di S. Maria C.V. del 15.09.2005 concedendo abusivamente lo stesso immobile con scrittura privata alla cittadina americana Kathryn Downs, ( per 40 mila euro all’anno ), e dichiarando false particelle in sede di accatastamento. Inoltre risponde delle stesse accuse per un altro immobile fittato – con lo stesso sistema e fraudolenza – a Haynes Maria Padavenes con un canone annuale di circa 90 mila euro.

Inoltre la Buonanno è accusato di aver registrato nel 2007 il testamento del marito Oreste Iovine ( deceduto fin dal 2001 ) che attestava di aver lasciato un “legato” del 50% della predetta proprietà al figlio Giuseppe Iovine. Enrichetta Avallone, è accusata di ricettazione per aver incassato le somme provenienti dai fitti delle unità immobiliari sottoposte a confisca.

Infine il custode giudiziario, Dr. Antonio Scippa ( non è l’unico tra questi “signori dell’antimafia” che lucrano sulle loro nomine e spesso chiudono entrambi gli occhi ) è accusato di avere falsamente dichiarato di aver preso possesso dell’immobile sottoposto a confisca e di aver redatto false dichiarazioni dirette ai magistrati della Corte di Assise fin dal suo incarico che risale al 1998. Nessuna scusante per il suo comportamento omissivo i magistrati dell’Antimafia sono stati particolarmente duri nei suoi confronti contestandogli oltre al falso anche la truffa. In effetti Scippa ( che godeva la fiducia dei p.m antimafia ) a partire dal 18 maggio 1998 ad oggi, con una pluralità di condotte emissive ed omissive, omettendo intenzionalmente di adempiere ogni obbligo inerente la propria funzione di custodia amministrativa dell'immobile in particolare rifiutandosi l’assunzione sostanziale delle proprie funzioni – pur lucrando il relativo compenso – ed occultando tale comportamento mediante periodiche relazioni ideologicamente false, documenti costituiti asllo scopo di sviare il Giudice in ordine alla reale situazione gestionale del bene e far apparire l'esistenza di una effettiva custodia del bene. A tutti, inolte è contestata l’aggravante per l’aver agito con azioni metodologicamente mafiose ed al fine di agevolare il clan capeggiato da Antonio Iovine.