La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del "metodo democratico".

DALLO STRALCIO DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
ROMA 22 APRILE 2013


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giovedì 8 ottobre 2009

BICENTENARIO TRIBUNALE . E' L'ORA DELLA MANIFESTAZIONE . ECCO I PROCESSI STORICI PIU' RAPPRESENTATIVI

Quello di Terra di Lavoro, così chiamano il tribunale di Santa Maria Capua Vetere si rese responsabile del più straziante caso della storia giudiziaria del regno. Ad un vecchio farmacista settantaseienne, noto filoborbonico, in corrispondenza con gli ambienti della Corte, fuggita a Palermo, indagato per il grave attentato al Ministro di Polizia Cristoforo Saliceti, il giudice che conduceva le indagini, membro del Tribunale, promise la grazia se avesse fatto i nomi di coloro che avevano messo la bomba sotto il palazzo dove abitava il Ministro. Il vecchio farmacista, Onofrio Viscardi, accettò il patto e dichiarò che autori dell’attentato erano stati i suoi figli con altri venuti da Palermo. Il Tribunale condannò, tra gli altri, i due figli di Viscardi. Uno a 22 anni di ferri e l’altro a morte per impiccagione. Sentenza eseguita il giorno dopo in Piazza Mercato.
Processo la Gala
Una feroce banda, capeggiata da Giona la Gala, seminava terrore e morte tra Maddaloni e Arienzo. Un medico, ritenuto un delatore, convocato in montagna, era stato ucciso e fatto a pezzi che qualcuno aveva anche mangiato. Per dare una parvenza di legittimazione alle brutali imprese innalzavano bandiera borbonica. L’assalto alle carceri di Caserta e la liberazione dei prigionieri accreditava la loro figura di insorgenti contro il governo piemontese. E accreditava anche la voce che il loro referente fosse la giovane regina Sofia, esule a Roma e non rassegnata alla perdita del trono di Napoli. La banda, braccata dall’esercito e destinata ad una esecuzione sommaria sul porto, trovò modo di imbarcarsi su una nave francese per riparare in Francia. Ciascun componente della banda era provvisto di passaporto dello Stato Pontificio. Francia e Stato Pontificio tifavano per il re di Napoli.. Il ministro di polizia, il napoletano Silvio Spaventa, li fece arrestare e tradurre in carcere. Violenta protesta di Napoleone III che denunziava la violazione del territorio francese, prechè pretese che gli fossero consegnati i prigionieri per poi decidere se restituirli o trattenerli in Francia come rifugiati. Negare la consegna dei prigionieri significava creare un incidente diplomatico e guastare i rapporti con la Francia, del cui aiuto l’Italia, appena unita, aveva bisogno. Napoleone III mantenne la parola e restituì i prigionieri che furono giudicati dalla Corte d’Assise di Santa Maria C.V. Non disponendo il tribunale di un’aula che potesse accogliere i numerosi imputati e garantire la sicurezza, il processo fu celebrato nella Caserma posta di fronte al carcere, attuale Caserma Pica, dove si appresta ad essere trasferita parte del tribunale. Attesi i risvolti politici del processo, furono presenti numerosi inviati stranieri e un osservatore speciale di Napoleone III per garantire che fossero rispettate le condizioni con cui erano stati restituiti i prigionieri che assegnavano al processo la cognizione dei soli reati commessi, senza riferimenti né espliciti né impliciti, a situazioni politiche.

PROCESSO ALLA BANDA DEL MATESE
Carlo Cafiero, di ricca famiglia pugliese, socialista e internazionalista e Enrico Malatesta di S. Maria C. V. discepolo di Bakunin, anarchico alla testa di un pugno di uomini tentarono di provocare una sollevazione delle popolazioni meridionali contro il governo. Nella primavera del 1877 si concentrarono, in tutto una ventina di uomini, sul massiccio del Matese. Contro gli arrestati furono aperti due processi, uno presso la procura del Re di Benevento per l’omicidio e il ferimento dei due carabinieri e l’altro presso la procura di S. Maria C. V. per attentato alla sicurezza interna dello Stato. L’istruttoria a S. Maria C. V. fu complessa e di largo respiro, anche se su di essa pendeva la minaccia del ministro dell’interno Giovanni Nicotera, di investire del processo un Tribunale Militare. A conclusione, il Procuratore Generale chiese l’unificazione dei due processi e il rinvio a giudizio degli imputati davanti la Corte di Assise di S. Maria C. V.

Per arrivare ai nostri giorni
Non a caso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere è stato uno dei palazzi più importanti per avere processato oltre ai personaggi dell’ottocento anche quelli che oggi sono ancora sono tuttora detenuti .
Su tutti ci sono due processi che hanno segnato in qualche modo la storia dela provincia di Caserta , il processo Spartacus 1 con le sue diramazioni quali appunto Aima conclusosi in appello qualche giorno fa , Spartacus 2 prettamente dedicato ai politici che sono stati anche assolti, il processo alla nuova camorra organizzata di Raffwele Cutolo che si celebrò in ula bunker costruita in pocop più di seri mesi , ma oggi rimane un mausoleo chiuso ed abbonato . Tra i procedimento maggiore interesse ci fu quello legato al clan dei Tavoletta di Villa Literno chiamato più comunemente Operazione Fabiola dove vi era imputato Gaetano Vassallo oggi collaboratore di giustizia, non a caso qualche giorno fa fu arrestato il fratello Nicola perché commercializzava in rifiuti tossici.