La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del "metodo democratico".

DALLO STRALCIO DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
ROMA 22 APRILE 2013


email
procecere@alice.it
procecere@virgilio.it



Visualizzazioni secondo Google dal 2009

domenica 3 maggio 2009

Tragedia in Florida 2 . Ecco cosa è la camera iperbarica

Si chiama in gergo tecinoco ossigenoterapìa iperbàrica. E' una somministrazione terapeutica di ossigeno a pressione superiore a quella atmosferica. Scopo di questa forma di terapia è di aumentare la pressione parziale dell’ossigeno (aumentando la pressione assoluta del gas inalato) per facilitarne il passaggio nel sangue e nei globuli rossi. A un regime pressorio di 3 atmosfere, la quantità di ossigeno presente in forma disciolta nel plasma (non legato quindi all’emoglobina) corrisponde a circa 20 volte quella che si ha in condizioni di pressione normale. La pratica dell’ossigenoterapìa iperbàrica richiede apparecchiature sofisticate e costose, disponibili solo presso appositi centri: si tratta di speciali camere a tenuta stagna, all’interno delle quali la pressione viene aumentata per mezzo di compressori fino a raggiungere i valori desiderati (analogamente a quanto avviene nelle camere per la decompressione). Attualmente le principali indicazioni per l’ossigenoterapìa iperbàrica sono costituite dall’intossicazione da monossido di carbonio, dalle necrosi ossee e dall’osteomielite, dalla gangrena gassosa (da Clostridium perfringens), dalle lesioni nervose e midollari (traumi, polinevriti ecc.).


Dodici anni fa la tragedia dell'istituto galeazzi di Milano

Nell’incendio della camera iperbarica dell’istituto Galeazzi di Milano, il 31 ottobre 1997, morirono undici persone. Il 12 dicembre del 2001 i giudici della prima Corte d’Appello del capoluogo lombardo avevano assolto l’ex presidente dell’istituto Antonino Ligresti, accusato di omicidio colposo plurimo e omissione delle norme sulla sicurezza. Ligresti era stato condannato in primo grado a 3 anni e mezzo. I giudici in secondo grado, invece, lo avevano assolto perchè il fatto non costituiva reato in base all’articolo 530 del codice di procedura penale. In appello inoltre erano state ridotte le pene a Giorgio Oriani, primario di Ossigenoterapia, da cinque anni e mezzo a quattro. Silvano Ubbiali, all’epoca consigliere delegato per la sicurezza, aveva avuto uno sconto di due mesi: da quattro anni a 3 anni e otto mesi. La condanna di primo grado a quattro anni del tecnico Andrea Bini era stata confermata in secondo grado. Per tutti l’accusa era di incendio doloso, omissione delle norme di sicurezza e omicidio colposo plurimo. Il pg, che aveva sostenuto l’accusa, Nunzia Gatto nella sua requisitoria aveva spiegato ai giudici che a causare il rogo c’erano state una serie di violazioni delle norme di sicurezza parlando di «sciatteria, incuria e superficialità». Secondo l’accusa nessuno aveva controllato i pazienti all’entrata nella camera iperbarica (consentendo a una persona di portare all’interno uno scaldino per le mani a benzina), non c’era un tecnico alla consolle di controllo, il serbatoio dell’impianto antincendio era vuoto. Inoltre il dispositivo antincendio all’interno della camera iperbarica era stato rimosso.