La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del "metodo democratico".

DALLO STRALCIO DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
ROMA 22 APRILE 2013


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sabato 24 gennaio 2009

Storia di tangentopoli e….rifiuti Come si non avallò l’inceneritore in località Gradilli

Ah! Se si fosse costruito l’inceneritore in località Gradilli nel 1991 forse la crisi sull’emergenza sui rifiuti almeno in provincia di Caserta e parte del napoletano non ci sarebbe mai stata. Ma per capirci di più dobbiamo ancora andare indietro nel tempo e cioè quando nel 1986 la Comunità Economica Europea finanziò il FIO progetto n.106 con l’autorizzazione del Cipe . Il finanziamento già nel 1989 fu approvato dalla regione Campania con due delibere una la numero 5287 del 22 novembre 1988 e l’altra la n. 221 del 4 marzo del 1989 che affidò al consorzio intercomunale di Caserta 32 miliardi di lire oggi 16 milioni di euro per costruire il tanto atteso inceneritore in località Gradilli, semprecchè la giunta municipale di Caserta avesse deliberato la convocazione in sessione straordinaria ed urgente del consiglio comunale per approvare il progetto di costruzione dell’impianto di smaltimento e per i consequenziali provvedimenti . Ma il capo ufficio dell’ufficio tecnico per far deliberare il provvedimento doveva in ogni caso eseguire un decreto di occupazione di suolo . La vicenda è attuale perché oggi si parla di emergenza dei rifiuti a Caserta, ma anche perché il consorzio intercomunale di Caserta era presieduto da Gaetano Mazzacca e nel consiglio del consorzio vi era anche un certo Gigi del Rosso, oggi assessore della giunta del sindaco Petteruti . Ma addirittura la gara per la costruzione dell’impianto, era stata aggiudicata alla ditta De Bartolomeis. Nonostante ciò la città di Caserta e per esso alcuni personaggi politici ed ecclesiastici inscenarono una protesta contro i provvedimenti amministrativi attirando l’attenzione dei magistrati della procura della repubblica di santa Maria Capua Vetere . Ebbene questi provvedimenti amministrativi sono stato motivo di scontro giudiziario poiché, secondo la procura di santa Maria Capua Vetere e per esso il vecchio procuratore Mariano Maffei, che affidò l’inchiesta in mano al pubblico ministero Anna Maria Lucchetta, Giuseppe Gasparin e Bruno Mariano era stato contestato il reato di falso ideologico . Entrambi si legge nella contestazione dei giudici samaritani erano stati firmatari dell’atto il Mariano quale ingegnere capo del comune di Caserta e firmatario dell’atto, attestava contrariamente al vero, nel corpo del decreto di occupazione di urgenza di immobili necessari per la costruzione di un impianto di RSU in Caserta approvato con delibera del consiglio comunale del 20 dicembre 1990 . La stessa si rendeva esecutiva, ma in realtà – secondo i giudici della procura- la delibera non era stata provvisoriamente esecutiva ne erano decorsi i termini perché lo diventasse. Il processo a carico di Giuseppe Gasparin e Bruno Mariano iniziò guarda caso il 14 marzo del 2000 e cioè quando Antonio Bassolino divenne governatore della Regione Campania , ma soprattutto ricoprì anche la carica di commissario per l’emergenza sui rifiuti in campania. Lo stesso, in quel periodo, strizzava l’occhio ai compagni di partito per far costruire gli impianti di smaltimento nei comuni in cui si potesse avallare questa operazione, per giunta con i fondi che erano stati destinati a Caserta. Più tardi si seppe che i 16 milioni di euro, sembra, sono serviti per pagare le consulenze per il commissariato di governo . I due vennero assolti con formula piena il 29 maggio del 2001 a distanza di ben 5 anni di dibattimento perché secondo il collegio giudicante del tribunale di Santa Maria Capua Vetere presieduto da Luigi Bonajuto , e giudici a altere Francesco Armato e Nidia genovese, il fatto non costituì reato, dopo che il pm Lucchetta aveva chiesto due anni di reclusione . Nell’argomentata motivazione della sentenza che fu depositata il 10 settembre 2001 da cui abbiamo preso lo spunto necessario per narrare questa vicenda che ha dato ragione a Giuseppe Gasparin e Bruno Mariano, si fa riferimento anche “alla risultanze dell’istruzione dibattimentale compiuta non hanno offerto una prova tranquillante, a giudizio del tribunale, della consapevolezza della falsità dell’attestazione, i quali pertanto devono essere mandati assolti dal reato loro ascritto , perché il fatto non costituisce reato”. Il Pm Lucchetta presentò l’appello ai giudici della corte di appello di Napoli il 5 ottobre del 2001, ma in data 24 marzo 2004 il procedimento si conclude con la rinuncia del procuratore generale e nel corso dell’udienza, la corte lo dichiara inammissibile in data 30 giugno 2004, quando guarda caso, oggi, ora per allora, sono contestati i reati di truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato e frode in pubbliche forniture sono i reati ipotizzati ai danni di Antonio Bassolino e Piergiorgio Romiti e Paolo Romiti (Impregilo, gestiva l'appalto dello smaltimento dei rifiuti); l'ex vicecommissario, Raffaele Vanoli, l'ex subcommissario Giulio Facchi, gli amministratori delegati di Fibe e Fisia, Armando Cattaneo e Roberto Ferrarsi, gente ha sfruttato i finanziamenti europei che erano stati approvati già negli anni novanta.