La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del "metodo democratico".

DALLO STRALCIO DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
ROMA 22 APRILE 2013


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lunedì 19 gennaio 2009

Clan Belforte - Pen drive - ecco le condanne.



Marcianise. Pen-drive gate c’è la sentenza al clan belforte . In totale dal gip del tribunale di Napoli Ciampa sono stati condannati in dodici mentre gli altri sono stati rinviati già giudizio davanti al tribunale di Santa Maria Capua Vetere . Vittorio Musone è stato condannato alla pena di anni 12, Luigi Trombetta alla pena di anni 14 e Filippo Petruolo invece è stato assolto. Entrambi erano assistiti dall’avvocato Angelo Raucci. Ieri mattina davanti al giudice delle indagini preliminari del tribunale di Napoli Dottor Ciampa si è svolta l’attesa udienza a carico dei 15 indagati del clan Belforte . Estorsioni, associazione a delinquere questi i reati a cui la Direzione distrettuale antimafia di Napoli coordinata da Raffaello Falcone e Giovanni Conzo ha chiesto il rinvio a giudizio . sono stati inoltre condannati Bruno Buttone a 10 di reclusione , Michele Froncillo a 4 e 4 mesi di reclusione, Gaetano Piccolo, 48 detto ''o Ceneraiuolo' a 8 anni e 8 mesi di reclusione,difeso dall'avvocato Massimo Trigari e Enrico Accinni, Antonio Benenati, a 4 anni, Daniele Grossi, 3 anni assolto dall’aggravante dell’articolo 7. Il collaboratore di giustizia Raffaele Roccolano invece è stato condannato a 3 anni di reclusione , Vincenzo Maiello anni 3 e 4 mesi di reclusione, Andrea Menditto 3 anni e 8 mesi di reclusione Zampella a 3 anni e 8 mesi infine Nicola Buonpane 6 anni di reclusione. Sono stati rinviati a giudizio Pasquale Aveta di 30 anni, Domenico Cuccaro 43, Giuseppe Iovinella, 41, Massimo Belgiorno, 30, Bartolomeo di Maio, 27, Antimo Pasquariello, 44, Gaetano Piccolo 47 detto 'Tavernello', Francesco Salzano, 54, Concetta Zarrillo, di 51 anni, e Maria Buttone, di 48 anni rispettivamente moglie di Domenico e Salvatore Belforte. Complessivamente gli imprenditori vittime del clan Belforte sarebbero stati 250. Spiegano in una nota i pm che ''la particolare cura ed analiticita' nella descrizione delle voci di bilancio posta dagli associati nella redazione della documentazione contabile, non ha potuto consentire alle vittime di assumere atteggiamenti reticenti'. In sostanza tutte avrebbero ammesso il versamento di ingenti somme di denaro, i cui importi sono stati adeguati al passaggio dalla lira all'euro e che hanno raggiunto negli anni somme pari a svariate centinaia di migliaia di euro. A ridosso delle festivita' natalizie, pasquali e ferragostane la tangente era inevitabile per le vittime. Si parla di circa 400mila euro finita per ognuna di queste festivita' nelle casse del clan. Diverso il discorso per gli imprenditori edili la cui tangente veniva richiesta in proporzione allo stato di avanzamento dei lavori. Le vittime piu' riottose erano ovviamente soggette a intimidazioni da parte di emissari del clan Belforte. Le donne, come detto, avrebbero avuto un ruolo 'rilevante' nelle attivita' del clan: si tratta di donne giovani e in eta' avanzata ''le quali entrano nella scena criminale -sostengono i pm- senza alcuna riserva''. Le donne del clan. Secondo gli inquirenti, avrebbero intimidito gli imprenditori, costringendoli a pagare tangenti, e sostituendo alla perfezione i loro parenti detenuti oppure uccisi da sicari di clan avversari. Si sarebbero particolarmente distinte le mogli dei fratelli Domenico e Salvatore Belforte, peraltro, recentemente condannate a tre anni di reclusione con rito abbreviato, per la vicenda dell'estorsione ai danni del complesso 'Oromare'. Gli inquirenti evidenziano un altro aspetto emerso dall'indagine: la forte condizione di assoggettamento che i vertici del clan in particolare, il boss, Salvatore Belforte, operavano sugli imprenditori dai quali riuscivano persino a farsi concedere l'utilizzo degli uffici delle societa' dove tenere riunioni operative del clan. I carabinieri avrebbero fatto luce su tutta una serie di estorsioni messe in atto dalla cosca a Caserta e in provincia, nei confronti di imprenditori, costretti a versare ingenti somme di denaro ma anche ad assumere nelle proprie aziende i parenti degli affiliati al clan Belforte e a mettere a disposizione le proprie sedi per le loro riunioni. Ma, l'attivita' investigativa avrebbe evidenziato anche il ruolo tenuto dalle donne del clan, nei quali nei periodi di detenzione dei propri famigliari, ''dirigevano in prima persona -spiegano i pm- le attivita' illecite dell'organizzazione criminale''. Tra i fermati, infatti, oltre alle mogli dei fratelli Belforte, vi e' anche la madre di uno dei capi, una donna di 72 anni che, a causa dell'eta' avanzata fu sottoposta al regime degli arresti domiciliari. Un vero e proprio registro contabile, riportato su una 'pen drive' è stato ritrovato all’interno della abitazione di Bruno Buttone all'interno della quale erano riportate le somme periodicamente versate dagli imprenditori vittime delle estorsioni e le uscite, ovvero gli stipendi che mensilmente venivano versati agli affiliati. I Reati che sarebbero stati commessi a Caserta, Marcianise, San Marco Evangelista, Santa Maria Capua Vetere in un arco di 10 anni, dal 1998 al 2007.