La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del "metodo democratico".

DALLO STRALCIO DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
ROMA 22 APRILE 2013


email
procecere@alice.it
procecere@virgilio.it



Visualizzazioni secondo Google dal 2009

venerdì 28 novembre 2008

Processo Aima in appello c'è la requisitoria del procuratore generale.

Confermate le 64 condanne, ma anche per gli assolti ci sono richieste di condanna. Ieri davanti ai giudici napolatani il procuratore generale ha chiesto nuovamante la condanna per gli indagati che in primo grado erano stati riconsciuti colpevoli . Il processo fu il regalo di natale del dicembre 2003, dopo oltre quindici ore di camera di consiglio e a distanza di cinque anni dal blitz scattato nell'estate del 1998. Inziato quasi quattro anni fa, il processo, svoltosi davanti alla prima sezione penale (presidente Gabriella Casella) del tribunale sammaritano, vedeva imputate 214 persone dagli inziali 262 indagati: decine i faldoni del procedimento contenenti migliaia di pagine di atti processuali. Sessantaquattro le persone (tra cui imprenditori, militari della Guardia di Finanza e personaggi ritenuti vicini ad ambienti camorristici) destinatarie di condanne, mentre sono state 150 le assoluzioni: va precisato che molti degli imputati condannati per un determinarto capo d'accusa, sono stati assolti da altre contestazioni. Tra le accuse formulate, quelle di associazione camorristica, corruzione, frode ai danni dell'Aima nell'erogazione dei contributi comunitari e falsità in atto pubblico. Le condanna maggiore (6 anni e sei mesi) è stata comminata al titolare di un centro di scamazzo, Giovanni Donciglio e agli imprenditori agricoli Francesco Borrata e Guglielmo Mirra (quest'ultimo ex amministratore del comune di Santa Maria La Fossa) condannati entrambi a cinque anni di reclusione: gli unici per i quali ha retto l'accusa di associazione camorristica. Le ordinanze cautelari scattate nel 1998 riguardarono finanzieri, funzionari regionali, funzionari per il Commercio Estero e titolari di aziende agricole: quelle ritenute legate ad esponenti della criminalità organizzata e quelle che invece avrebbero messo in atto la truffa all'Aima senza nessun appoggio della camorra. Episodi che risalgono ad una quindicina di anni fa, come la «genesi» della mastodontica inchiesta che raccoglie più filoni tra cui quello che scaturì dall'indagine dell'ex giudice istruttore del Tribunale sammaritano Vincenzo Scolastico.